Johann Sebastian Bach
(Eisenach 1685 – Lipsia 1750)
Il catalogo delle opere di Bach ad oggi note comprende 1128 composizioni.
Per identificare le composizioni si usa la sigla BWV seguita da un numero;
BWV è l’acronimo di Bach-Werke-Verzeichnis (‘Catalogo delle opere di Bach‘).
Il corpus di opere bachiane oggi conosciute è decisamente vasto, ma si stima che molto di quel che Bach scrisse sia andato perduto. Secondo il parere di alcuni autorevoli studiosi, la quantità di opere perdute sarebbe di molto superiore a quelle preservare.
Le composizioni di Bach sono abitualmente identificate dalla nota sigla BWV seguita da un numero. Si tratta dell’acronimo di Bach–Werke–Verzeichnis (‘Catalogo delle opere di Bach‘), il catalogo compilato dal musicologo tedesco Wolfgang Schmieder (1901 – 1990) e comunemente utilizzato da musicisti e studiosi di tutto il mondo.
Il sistema di catalogazione permette di riferirsi con certezza, usando il relativo numero d’opera, a una precisa composizione di Johann Sebastian Bach fra le oltre millecento censite.
A differenza di altri cataloghi, organizzati cronologicamente, il Bach Werke Verzeichnis è ordinato per tipologia: sono ad esempio inserite prima le composizioni vocali, a loro volta suddivise in Cantate, Motetti, Messe, ecc., poi le opere per organo, per clavicembalo e così via. Un numero BWV basso perciò non è necessariamente correlato ad un’opera giovanile.
Antonio Vivaldi
(Venezia 1678 - Vienna 1741)
Il corpus di opere vivaldiane conosciute comprende oltre 800 composizioni.
La sigla più utilizzata per identificarle è RV seguita da un numero;
deriva da Ryom Verzeicnis (Catalogo Ryom, dal nome del musicologo Peter Ryom).
Le composizioni di Vivaldi attualmente repertoriate sono 816, ma l’elenco è sicuramente incompleto; di parecchi lavori operistici ad esempio conosciamo il titolo, ma non le musiche.
Il vasto catalogo del ‘prete rosso’ ad oggi noto comprende composizioni strumentali, vocali, musica sacra e profana. Si contano circa 600 concerti e sonate – di cui quasi la metà sono scritte per uno o più violini, le restanti per i più diversi strumenti: violoncello, fagotto, oboe, flauto, liuto, mandolini e altri – un centinaio di cantate e arie profane, musica vocale sacra come messe, inni, oratori. Fondamentale è poi la sua attività di operista, per molto tempo dimenticata e tutt’ora in corso di riscoperta.
Come per altri compositori dell’epoca, la catalogazione del corpus si è rivelata complessa, in particolare per quanto concerne la cronologia. Dei diversi cataloghi compilati fin dall’inizio del secolo scorso, quello del musicologo danese Peter Ryom, noto come Ryom Verzeichnis, abbreviato RV ‘catalogo Ryom’ (non Repertorio Vivaldiano come a volte si legge) pubblicato nel 2007, attualmente è quello di riferimento. Si tratta di un catalogo ordinato per tipologia e tonalità, sono ad esempio elencate prima le sonate per uno strumento e b.c., poi quelle a più strumenti, i concerti ecc. Come nel caso di Bach, i numeri d’opera non implicano una successione cronologica.
Georg Friedrich Händel
(Halle 1685 – Londra 1759)
I numeri d’opera catalogati di Händel sono 612.
Sono identificati dalla sigla HWV seguita da un numero.
La sigla sta per Händel-Werke-Verzeichnis (‘Catalogo delle opere di Händel‘)
I primi elenchi delle composizioni di Händel sono stati stilati da John Mainwaring (Londra 1760), il primo biografo del compositore, e dal celebre storico della musica Charles Burney (Londra 1785).
Il catalogo oggi comunemente utilizzato è il Händel-Werke-Verzeichnis (o Verzeichnis der Werke Georg Friedrich Händels, ‘Catalogo delle opere di Händel‘) pubblicato in Germania da Bernd Baselt fra il 1978 e il 1986. Viene abbreviato in HWV, e come altri cataloghi è ordinato per tipologie di brani.
Il catalogo curato da Baselt raccoglie tutti i lavori di Händel, e include esaurienti informazioni, ad esempio relativamente a fonti manoscritte, edizioni e ristampe d’epoca, ecc.
Le opere indicizzate sono 612, con alcuni numeri che includono diverse versioni dello stesso brano.
Georg Philipp Telemann
(Magdeburgo 1681 – Amburgo 1767)
Le composizioni di Telemann sono circa 3600.
Sono identificate dalla sigla TWV seguita da due numeri;
TWV è l’acronimo di Telemann Werke Verzeichnis (‘Catalogo delle opere di Telemann’)
Uno dei più estesi cataloghi musicali lo dobbiamo al grande compositore del barocco tedesco Georg Philippe Telemann. L’incredibile mole di composizioni è stata catalogata da Werner Menke e Martin Ruhnke nel Telemann Werke Verzeichnis (‘Catalogo delle opere di Telemann’), abbreviato TWV .
Anche questo è un catalogo ordinato per tipologie musicali. Le composizioni sono identificate dalla sigla TWV seguita da un numero cardinale che indica la tipologia, ad esempio Oratori sacri (TWV 6), Cantate profane (TWV 20), e da un numero assegnato alla singola composizione.
Il catalogo comprende in tutto oltre 3600 composizioni, ed è uno dei più vasti che si conoscono.
celebre storico della musica Charles Burney (Londra 1785).
Il catalogo oggi comunemente utilizzato è il Händel-Werke-Verzeichnis (o Verzeichnis der Werke Georg Friedrich Händels, ‘Catalogo delle opere di Händel‘) pubblicato in Germania da Bernd Baselt fra il 1978 e il 1986. Viene abbreviato in HWV, e come altri cataloghi è ordinato per tipologie di brani.
Il catalogo curato da Baselt raccoglie tutti i lavori di Händel, e include esaurienti informazioni, ad esempio relativamente a fonti manoscritte, edizioni e ristampe d’epoca, ecc.
Le opere indicizzate sono 612, con alcuni numeri che includono diverse versioni dello stesso brano.
Franz Joseph Haydn
(Rohrau 1732 – Vienna 1809)
Le opere catalogate di Haydn sono più di 750.
Le composizioni sono contrassegnate dalla sigla Hob. seguita da un numero ordinale romano e da un numero arabo.
La sigla Hob. si riferisce al Catalogo Hoboken (dal nome del musicologo Anthony van Hoboken).
Conosciamo oltre 750 composizioni di Haydn. Il catalogo è stato curato dal musicologo olandese Anthony van Hoboken, ed è stato pubblicato negli anni 1957 – 1978 in tre volumi con il titolo J.Haydn, Thematisch-bibliographisches Werkverzeichnis (‘J. Haydn, Elenco tematico-bibliografico delle opere’). I tre volumi sono dedicati rispettivamente alla Musica strumentale (vol. 1), alla Musica vocale (vol. 2), agli Indici, aggiunte e correzioni (vol. 3).
Il Catalogo Hoboken (o Hoboken Verzeichnis), abbreviato Hob., è ordinato secondo un criterio tipologico, raggruppa cioè le composizioni in base al genere musicale; ogni gruppo è contrassegnato da un numero romano, ad esempio I le Sinfonie, III i Quartetti per archi, IX le Danze e così via. All’interno di ogni gruppo le singole composizioni sono identificate da un numero arabo. Così la Sinfonia n. 45 in fa diesis minore, la celebre Sinfonia degli addii è contrassegnata come Hob:I:45, il Quartetto no.5 in Sol Maggiore dell’opera 33 (i cosiddetti ‘Quartetti russi’) ha la sigla Hob. III:41 (il III indica il terzo gruppo di composizioni che comprende tutti i Quartetti, il 41 è il numero assegnato al brano).
Il lavoro di Anthony von Hoboken costituisce la prima catalogazione delle composizioni di Haydn ed è alla base di tutti i successivi studi sulle sue composizioni. Anche se parzialmente superato dalle più recenti ricerche musicologiche, è tuttora di grande importanza sotto l’aspetto pratico, dato che quasi tutte le registrazioni discografiche e i programmi di concerti utilizzano la sua numerazione.
Wolfgang Amadeus Mozart
(Salisburgo 1756 – Vienna 1791)
Le opere di Mozart sono 626.
Si indicano con la sigla K o KV da Köchel Verzeichnis (Catalogo Köchel, dal nome del musicologo Ludwig von Köchel)
seguita da un numero.
Un primo elenco delle composizioni di Mozart era stato stilato dal padre Leopold fin dal 1768, mentre il compositore stesso tenne un registro – purtroppo incompleto – a partire dal 1784.
Fu Ludwig von Köchel, musicologo e studioso di scienze naturali, ad intraprendere la prima catalogazione completa delle opere di Mozart. Pubblicato nel 1862, il catalogo elenca 626 opere numerate, oltre ad un appendice comprendente frammenti, opere dubbie o perdute. È questo il noto Köchel Verzeichnis, il Catalogo Köchel dal quale deriva la sigla KV o semplicemente K (comune i Italia e nell’uso anglosassone) preposta al numero che contrassegna tutte le composizioni mozartiane. Il catalogo è organizzato in ordine cronologico.
Del catalogo Köchel sono state realizzate successivamente altre cinque edizioni. Le due revisioni più significative sono quelle apportate dalla terza edizione (Alfred Einstein, 1936), e dalla sesta e ultima del 1964 (Giegling, Weinmann, Sievers). I numerosi spostamenti cronologici e altre variazioni apportate non sono però entrate nell’uso al di fuori della ristretta cerchia degli studi accademici, mentre nella pratica concertistica e nella discografia di norma viene utilizzata la numerazione originale di Köchel.
Ludwig van Beethoven
(Bonn 1770 – Vienna 1827)
I numeri d’opera del catalogo beethoveniano sono almeno 366; le composizioni singole sono oltre 650.
La prima parte del catalogo è identificata da un numero d’opera progressivo (op. 1 – op. 138),
la seconda dalla sigla WoO seguita da un numero (da Werke ohne Opuszahl, ‘composizioni senza numero d’opera).
Anche nel caso di Beethoven non è semplice appurare il numero esatto delle composizioni. Il catalogo è suddiviso i due parti: la prima comprende i brani con un numero d’opera dato da Beethoven stesso o dai suoi editori, dall’op. 1 all’op. 138; la seconda le composizioni che sono state raccolte e classificate dai musicologi dopo la morte di Beethoven, con la sigla WoO, abbreviazione di ‘Werke ohne Opuszahl (Composizioni senza numero di opera).
La principale sistematizzazione si deve a Georg Kinsky, lavoro completato da Hans Halm e pubblicato nel 1955.
Il catalogo Kinsky/Halm che alle 138 opere numerate aggiunge altre 205 composizioni WoO, è stato per molto tempo il compendio di riferimento. Altre compilazioni e aggiornamenti si sono aggiunti in seguito, tra cui quello del musicologo italiano Giovanni Biamonti, che include anche abbozzi e frammenti per un totale di oltre 800 numeri.
La più recente revisione del catalogo beethoveniano (Dorfmüller, Gertsch, Ronge, Haberkamp 1999–2014), oltre ai 138 numeri originari comprende altre 228 opere, più un appendice di lavori frammentari o dubbi.
Le opere certe composte da Beethoven sono quindi almeno 366. Molti numeri d’opera includono però più composizioni singole, ad esempio l’op. 18 si compone di sei quartetti per archi, l’op. 27 di due sonate per pianoforte, ecc. Contando tutte le composizioni singolarmente, il totale è di oltre 650.
Franz Schubert
(Vienna 1797 – 1828)
Le composizioni lasciateci da Schubert sono quasi mille.
Sono identificate dalla lettera D seguita da un numero; la ‘D’ sta per Catalogo Deutsch
(dal nome del musicologo Otto Erich Deutsch).
Le opere di Schubert sono state catalogate dal musicologo austriaco Otto Erich Deutsch, che rubrica ben 998 composizioni, di cui circa 600 Lieder. Un corpus notevolissimo, soprattutto considerando la breve vita di Schubert.
Il Catalogo Deutsch è un catalogo tematico in ordine cronologico, pubblicato in prima edizione nel 1951 in inglese (titolo completo: Schubert: Thematic Catalogue of all his Works in Chronological Order, compiled by O. E. Deutsch, in collaboration with Donald R. Wakeling).
Dalla sua pubblicazione, i numeri del Catalogo Deutsch (abbreviati in D o D.) vengono utilizzati per l’identificazione univoca delle composizioni di Schubert. La notazione è composta dalla lettera D seguita da un numero, ad esempio la Sinfonia n. 8 Incompiuta porta il numero di catalogo D 759, mentre il celebre ciclo liederistico ‘Winterreise’ (Viaggio d’inverno) è identificata con il numero D 911.
Claude Debussy
(Saint-Germain-en-Laye 1862 – Parigi 1918)
Le composizioni di Debussy sono 150.
Sono generalmente identificate dalla lettera ‘L’ seguita da un numero; la ‘L’ indica il Catalogo Lesure
(dal nome del musicologo François Lesure).
Debussy non diede alcuna numerazione alle sue opere, ad eccezione dell’indicazione Op. 10 che assegnò al suo Quartetto per archi. La catalogazione si deve al musicologo François Lesure, che la diede alla stampe nel 1977; nel 2001 ha pubblicato una nuova edizione che elenca 150 opere (escluse esercitazioni giovanili e composizioni frammentarie). Il catalogo è strutturato in ordine cronologico.
Seguendo il Catalogo Lesure le composizioni di Claude Debussy sono comunemente identificate dalla lettera ‘L’ seguita da un numero.