Secondo Giambico, filosofo del IV secolo dopo Cristo, Pitagora fece una scoperta che sarebbe diventata fondamentale per l’intera storia della scienza. Passando vicino ad una bottega di fabbri, si rese conto che i martelli battendo sull’incudine, producevano una varietà armonica di suoni in base ad alcuni casi. Pitagora entrò nella fucina e constatò che i martelli il cui peso era in rapporto frazionario semplice (1/2, 2/3, 3/4…), rispetto a un particolare martello, producevano suoni armonici, mentre quando questo rapporto non esisteva, si determinava una disarmonia. Questa semplice constatazione fu sufficiente per Pitagora per scoprire che l’altezza di una nota è proporzionale alla lunghezza della corda che la produce. Ciò ispirò il grande astronomo Keplero (1571 – 1630) nella scoperta della leggi di moto dei pianeti. Infatti, utilizzando le regole di proporzionalità che creano l’armonia della musica e identificandoli con il moto dei pianeti, consentì a Keplero di scoprire la sua famosa terza legge: “Il quadrato dei periodi di rivoluzione dei pianeti è proporzionale ai cubi della loro distanza media dal Sole”. Questa scoperta dimostra come astronomia, armonia e numeri siano la musica del mondo. Un’importante opera di Keplero, Harmonice Mundi, pubblicata nel 1619, descrive il processo mentale che, ritenendo musica e astronomia rigorosamente interdipendenti, guidarono il grande astronomo alla scoperta delle sue famose leggi. Anche se alcuni storici della scienza sostengono che la scoperta della gravità ad opera di Newton non sia stata influenzata dalle leggi di Keplero, penso in realtà che Newton abbia fatto tesoro delle scoperte di Keplero nello studio della legge gravitazionale. Infine, Albert Einstein (1879-1955) completò il lavoro di Keplero e di Newton con la scoperta delle leggi di relatività (Speciale 1905, Generale 1915), definendo le relazioni tra spazio, tempo, massa ed energia. Dopo le scoperte di Albert Einstein, tutto l’universo appare ancora più armonico di come venne descritto da Newton.