Torna sul palcoscenico del Teatro San Carlo di Napoli Tosca nell’allestimento firmato Paladino – De Angelis: dal 20 aprile al 3 maggio 2022 sarà nuovamente in scena il capolavoro di Giacomo Puccini nella applaudita produzione che aveva inaugurato il 2020 operistico del Massimo partenopeo, registrando il tutto esaurito per tutte le repliche. La prestigiosa firma di Mimmo Paladino, tra i principali esponenti della Transavanguardia, incontra la visione registica del cineasta Edoardo De Angelis, invitato dallo stesso Paladino a lavorare al suo fianco. De Angelis, nato a Napoli nel 1978, diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 2006 e vincitore tra l’altro del Premio Pasinetti, sei David di Donatello e cinque Nastri d’Argento con il film ‘Indivisibili’ del 2016, con questa Tosca aveva affrontato per la prima volta il palcoscenico della lirica. I costumi sono curati da Massimo Cantini Parrini, le luci da Cesare Accetta, i video da Alessandro Papa. Sul podio, il direttore musicale del Teatro di San Carlo Juraj Valčuha, mentre saranno protagonisti sul palco il soprano ucraino Oksana Dyka nel ruolo del titolo, il grande tenore Jonas Kaufmann come Mario Cavaradossi e Gabriele Viviani nella parte del Barone Scarpia. Completano il cast Emanuele Cordaro (Angelotti), Sergio Vitale (Il sagrestano), Francesco Pittari (Spoletta), Giacomo Mercaldo (Sciarrone) e Gianvito Ribba (Il carceriere). Nella recita del 3 maggio il ruolo di Cavaradossi sarà sostenuto da Antonello Palombi. Maestro del Coro è José Luis Basso, mentre il Coro di Voci Bianche è istruito da Stefania Rinaldi. “Questa è una storia di tanti anni fa, di un luogo lontano e capitale come Roma, – così aveva spiegato Edoardo De Angelis nelle sue note di regia – Questa storia accade oggi in una periferia che è il centro della terra. Un luogo che è terreno bagnato e bruciato, letto di fiume, ventre malato e medicamentoso. In questo luogo c’è un uomo che per smania di potere distrugge tutto e tutti, compreso se stesso. A lui si contrappone un gigante creativo, la cui opera è così vera che riesce a nascere e vivere. Un uomo che crea, lotta contro un uomo che distrugge. Soprattutto, questa è la storia di una donna, Tosca, che ha ottenuto le sue conquiste con fatica ma è disposta a rinunciare a tutto per l’unica cosa che per lei è più importante di tutte. Una donna che genera: può anche morire ma non può perdere. Questa è una storia che si ripete. All’infinito. – continua De Angelis -. Un luogo così vero da essere tutti i luoghi. Un tempo così preciso da essere sempre. Siamo fatti in buona parte di acqua, il resto è melodramma. Tosca è storia di donne e di uomini, ma parla di Dio”. “In Tosca, rispetto a tante altre opere liriche – aveva dichiarato Mimmo Paladino al debutto della produzione – c’è qualcosa in più che affascina, che mi ha colpito: una sorta di inganno continuo, nulla è come sembra. Tutto è altro. Ognuno dei protagonisti non conosce quella parte di verità che lo porterà alla morte. Floria Tosca cade nell’inganno della gelosia, il ventaglio che è altro da quello che le fanno pensare, e lei, che ha vissuto d’arte, con le sue mani “mansuete e pure” uccide Scarpia. E più crudele di tutto si rivela l’inganno finale verso cui vanno felici e ignari i due amanti. Chi sa tutto è Puccini, voglio dire la sua musica che fa da testimone, commenta, grida di dolore. La musica dice tutto: c’è l’alba, c’è la speranza di Tosca, c’è il dolore dell’orchestra – unica a sapere la verità – davanti alla gioia e all’ansia della protagonista. La musica sì, è senza tempo”. Lo spazio scenico immaginato da Mimmo Paladino è fatto di materiali contemporanei come il ferro e il cemento, dall’aspetto contorto, usato. Per evocare l’ambientazione del primo atto (la maestosa basilica romana di Sant’Andrea della Valle nella immagine pucciniana), frammenti di pietre disposte a croce, mentre nel secondo atto lo studio di Scarpia è l’antro di un’alchimista con una pletora di oggetti eterogenei accatastati sullo sfondo, con un coccodrillo imbalsamato pendente dal soffitto a simboleggiare la malvagità del Barone. Nel terzo atto infine, la scena è dominata dalla statua divelta e scaraventa a terra dell’Arcangelo Michele che domina Castel Sant’Angelo, contornata da un cielo pieno di numeri. * (In alto, Tosca, allestimento del 2020, foto Francesco Squeglia)