I lavori iniziarono nel 1875, dopo vicende travagliate che seguirono il concorso del 1864 vinto dall’architetto Giovan Battista Filippo Basile, alla morte del quale subentrò il figlio Ernesto Basile, anch’egli architetto, il quale accettò di ultimare l’opera in corso del padre su richiesta del Comune di Palermo, completando inoltre i disegni necessari per la prosecuzione dei lavori del Teatro.
L’impresa di costruzioni che costruì l’edificio del Teatro Massimo apparteneva a due soci, Giovanni Rutelli e Alberto Machì.
Basile aveva organizzato dei corsi di formazione d’arte classica sia per l’intaglio della pietra che per la decorazione atti a formare un adeguato numero di esperti maestri preparati a dare le volute forme, quivi a poter rifinire, nei minimi dettagli richiesti, tutti gli innumerevoli blocchi di pietra viva da taglio, necessari all’edificazione dell’imponente teatro, a parte le precise ed originali decorazioni esterne da apportare in seguito (durante quel periodo il numero di maestri esperti intagliatori a disposizione era estremamente esiguo poiché le note Maestranze dei tempi erano già andate scomparendo); per la costruzione, di maestri dell’intaglio se ne impiegarono addirittura circa centocinquanta; fu l’occasione da parte del Rutelli di ideare anche una rivoluzionaria gru azionata da un motore a vapore e caratterizzata da un ingegnoso sistema di pulegge/carrucole e cavi che s’impiegò effettivamente e con successo durante l’edificazione del Teatro Massimo V. E. per il sollevamento dei grossi massi, capitelli e colonne (capacità di sollevamento fino ad otto tonnellate di peso) a considerevoli altezze per quel tempo (fino a metri 22 d’altezza), il che poté accelerare anche il proseguimento dei lavori.
Di detta gru il Comune di Palermo custodisce oggi il relativo prototipo in scala donato al tempo dallo stesso Giovanni Rutelli.