Anticipa a settembre la XV edizione del Roma Festival Barocco, aprendo la programmazione con una settimana di concerti nelle chiese romane: sono sette gli appuntamenti in calendario dal 23 al 30 settembre 2022, distribuiti nei suggestivi spazi sacri di San Girolamo della Carità, Santa Maria Maddalena, Sant’Apollinare, Santo Stefano del Cacco. Il Roma Festival Barocco 2022, ideato dal direttore artistico Michele Gasbarro e organizzato dall’Associazione Festina Lente, dopo l’inaugurazione settembrina proseguirà nelle domeniche di ottobre e novembre per concludersi con l’abituale ciclo di concerti nella prima metà di dicembre. Ad animare la prima tranche di concerti sono ensemble e solisti di grande valore, tra i più interessanti sulla scena della musica antica: Federico Guglielmo alla guida della Nuova Orchestra Scarlatti di Napoli (30 settembre), l’Ensemble Festina Lente diretto da Michele Gasbarro (25.09.), le “sorelle in musica” Rebeca e Elisabetta Ferri in duo violoncello e cembalo (23. 09.), il liutista Michele Carreca (29.09.), i cembalisti Enrico Baiano (24.09.) e Amaya Fernandez Pozuelo (27.09.),il duo Paolo Perrone al violino e Salvatore Carchiolo al clavicembalo (28.09). ”Roma e Napoli, capitali del barocco” – sarà questo il filo tematico sotteso all’intera rassegna, che illumina l’incontro tra le due grandi realtà musicali unite dal comune orientamento stilistico grazie alla costante migrazione di artisti, e teso ad integrare indissolubilmente i principi osservati della tradizione con le necessità espressive della modernità. Particolarmente rappresentativi sotto questo aspetto sono i concerti di apertura e chiusura della rassegna: il primo (23 settembre) – presentato dal duo Rebeca Ferri, violoncello e Elisabetta Ferri, cembalo – evidenzia l’unione di stile antico e moderno nella produzione cameristica a cavallo fra Seicento e Settecento: un programma musicale ispirato dalle suggestioni che il pittore Pier Leone Ghezzi raccolse nel corso dei suoi viaggi tra Roma e Napoli e affidato alle sonorità di musicisti suoi contemporanei. Il concerto conclusivo (30 settembre), con Federico Guglielmo alla guida della Nuova Orchestra Scarlatti di Napoli (30 elementi), è invece una ‘lettura’ del Concerto Grosso, forma tipicamente romana, da parte di autori partenopei poco noti, ma non per questo meno importanti, come Francesco Scarlatti, Cesare Ragazzi, Nicola Matteis jr e Angelo Ragazzi. Lasciando il tardo barocco, il cembalista Enrico Baiano (24 settembre) e il liutista Michele Carreca (28 settembre) esplorano invece la musica strumentale di scuola napoletana del XVI e XVII secolo, una delle più ricche e originali d’Europa, un grande laboratorio musicale di ricerca formale, estetica, tecnica. Il concorso di idee e varietà stilistiche tra Roma e Napoli si evidenzia ancor di più nella produzione musicale sacra. La estesa ‘Messa a 5 voci e ripieni’ (1693) di Gaetano Veneziano, presentata in prima esecuzione moderna dall’Ensemble Festina Lente diretto da Michele Gasbarro (25 settembre), è un affascinante affresco sonoro che alterna sezioni contrappuntistiche nel vecchio ‘stile osservato’ ad arie solistiche e duetti concertati. Una esplosione di colori che ben fa comprendere la derivazione delle più famose messe ‘romane’ scarlattiane e di come il genio dei due Scarlatti, palermitani nei natali ma napoletani di formazione, debba la sua fortuna alla ’scuola’, ed alla capacità dei suoi componenti di integrare la sapienza della tradizione con le necessità espressive della contemporaneità. Uno spirito artistico, quello di Domenico Scarlatti, persino in grado di integrare i giochi ritmici del flamenco ai linguaggi dell’arte ‘colta’, come evidenziato dal concerto proposto al clavicembalo da Amaya Fernandez Pozuelo (27 settembre) e, ancora, capace di integrare organicamente gli echi del ‘viaggio’ artistico intrapreso fra Italia, Portogallo e Spagna nella struttura delle Sonate, eseguite da Paolo Perrone al violino e Salvatore Carchiolo al clavicembalo (28 settembre).