Il Corsaro torna in scena all’Opera di Roma nella scintillante coreografia di José Carlos Martínez, in cartellone al Teatro Costanzi dal 10 al 15 maggio 2022. Si rianima così la magia di questa nuova produzione che era stata bruscamente interrotta dalla chiusura dei teatri nel marzo 2020. Vincitore del Premio Danza&Danza 2020 come “Spettacolo classico dell’anno”, è un lavoro di grande eleganza, grazie anche alle scene e ai costumi disegnati da Fancesco Zito e alle luci di Vinicio Cheli. Sul palco, grandi ospiti internazionali come Marianela Núñez e Vadim Muntagirov (10 e 12 maggio, ore 20), Maia Makhateli e Jacopo Tissi (11 e 13 maggio, ore 20) che si alterneranno con le étoile e i primi ballerini capitolini Alessandra Amato, Susanna Salvi, Claudio Cocino, Alessio Rezza e Michele Satriano. L’Orchestra del Teatro dell’Opera sarà diretta dal maestro Alexei Baklan, Direttrice del Corpo di Ballo del Teatro dell’ Opera di Roma, Eleonora Abbagnato. “Il Corsaro è sempre stato, per me, uno dei più importanti balletti del repertorio classico”, commenta Eleonora Abbagnato, “e allo stesso tempo è un titolo molto “danzante”, fondamentale per i nostri interpreti. Presentare un classico con nuove coreografie è stimolante per i ballerini e per il pubblico, e presentarlo a Roma con Martínez, collega e amico sincero, è un’opportunità unica.” Il balletto si basa sulla novella in versi The Corsair di Lord Byron, pubblicata nel 1814, un’opera parzialmente autobiografica di straordinario successo, tanto da mandare subito esaurita la prima tiratura di 10.000 copie. Il poema fu popolarissimo per tutto l’Ottocento, e ispirò, oltre a diversi balletti e pantomime, anche Il Corsaro, melodramma di Verdi (1848). Il Corsaro ha una storia molto complessa: il corpus del balletto ha attraversato un arco temporale molto esteso passando tra le mani di numerosi coreografi e compositori che hanno aggiunto, modificato e inventato. Nel 1826 a Milano e nel 1837 a Londra si affacciano sulla scena due prime versioni, rispettivamente Il Corsaro di Giovanni Galzerani e The Corsair di Ferdinand Albert, nelle quali si narrano le vicende avventurose della schiava Medora e del corsaro Conrad. La versione di riferimento, madre di tutte le altre, è da considerarsi quella creata a Parigi nel 1856, con le coreografie di Joseph Mazilier e le musiche di Adolphe Adam, grande successo delle scene teatrali del Secondo Impero, in cui brillava il talento della ballerina italiana Carolina Rosati nel ruolo di Medora. Due anni dopo viene rimontata, con aggiunte e modifiche, a San Pietroburgo da Jules Perrot, maestro di ballo presso i Teatri Imperiali, con il supporto di Marius Petipa, allora primo ballerino. Petipa, con il passare del tempo e con l’avanzamento della sua carriera, ne cura una nuova versione nel 1863 – aggiunge delle danze sulle note di Cesare Pugni, compositore del Balletto Imperiale – che nel 1899 si trasforma in una più completa con un nuovo pas de deux su musica di Riccardo Drigo. Nel Novecento, esattamente nel 1931, il balletto è ripreso da Agrippina Vaganova, ma senza successo. Nel 1955 Pyotr Gusev ne propone una versione più snella e nel 1973 Konstantin Sergeyev realizza un nuovo allestimento per il Balletto del Kirov. Nel 1987 nasce una nuova versione Gusev-Slonimsky per il Balletto del Teatro Mariinskij. Nel 1998 approda negli Stati Uniti e nel 2007 in Europa. Nel 2008 al Teatro dell’Opera di Roma va in scena per la prima volta Il Corsaro di Viatcheslav Khomyakov. Nel 2020 arriva al Teatro dell’Opera di Roma in prima assoluta la versione di José Carlos Martínez, coreografo spagnolo, già étoile dell’Opéra di Parigi e Direttore della Compañía Nacional de Danza de España dal 2011 al 2019. Martinez al debutto così ha presentato il suo lavoro: “Ho apportato dei cambiamenti nella trama e nella suddivisione del balletto per rendere la drammaturgia, secondo me troppo complessa, più accessibile e chiara. Ne ho ridotto la durata e ristrutturato la suddivisione, arrivando a due atti con due scene ciascuno. Ho eliminato il personaggio di Alì perché non aggiungeva nulla né all’azione né alla drammaturgia. In genere il Corsaro come balletto è una successione di variazioni per mostrare la tecnica degli interpreti con una drammaturgia molto confusa. Per me è fondamentale far capire al pubblico cosa sta succedendo sulla scena, così ho deciso di mettere in evidenza la storia portante, quella dei due personaggi Medora e Conrad, e di mantenere tutte le variazioni e i pas de deux che mostrano la tecnica dei ruoli principali e secondari, ma al servizio dell’azione. Ho mantenuto i momenti salienti della coreografia che ritroviamo in tutte le versioni: il pas de deux detto “del Corsaro” che generalmente vediamo nei gala, così come il “pas de bottes” o il “pas de six”. È molto importante rispettare questi momenti che sono stati trasmessi di generazione in generazione. Tengo molto alla tradizione e la rispetto: voglio che il pubblico rintracci nella mia versione dei legami con l’originale. Per il resto ho cercato di dare al balletto una maggiore fluidità perché penso che il balletto classico, oggi, debba essere danzato in maniera più dinamica.” * (In basso, Charles Wynne Nicholls, Conrad e Medora)