Ottorino Respighi, tra i maggiori compositori del Novecento non solo italiani, appena 19enne fu ingaggiato come violinista al Teatro Imperiale di Pietroburgo per la Stagione d’Opera italiana, (dal settembre 1898 al giugno del 1900), inserendosi nella lunga tradizione che vede musicisti italiani attivi in Russia dalla fine del Seicento.
Durante questa trasferta, ebbe modo di conoscere Rimskij-Korsakov da cui ricevette numerosi consigli sull’arte dell’orchestrare e da cui acquisì quella facilità nell’uso di stilemi armonici che andavano oltre la tonalità.
Famosa la battuta di Rimskij-Korsakov, secondo la quale il compositore russo, sempre circondato da ammiratori e studenti desiderosi di fargli leggere le proprie opere, una volta che ebbe dato un’occhiata alla partitura di Respighi, si alzò, andò alla porta dell’anticamera e disse ad alta voce: «Per oggi non ricevo più nessuno!».
Compose le opere teatrali:
- Belfagor (1923),
- La campana sommersa (1927),
- La fiamma (1934),
Il balletto
- La boutique fantasque (1920, su temi di G. Rossini),
I poemi sinfonici
- Le fontane di Roma (1917),
- Pini di Roma (1924),
- Vetrate di chiesa (1926–27),
- Feste romane (1928),
Le suites
- Antiche danze e arie per liuto (2 serie, 1918 e 1923), e Gli Uccelli (1928), e il Trittico botticelliano per piccola orchestra (1927);
I concerti per pianoforte e per violino, la Toccata per pianoforte e piccola orchestra (1928), alcuni lavori da camera (soprattutto la Sonata in si minore per violino e pianoforte, 1916–17), e molte liriche per canto e pianoforte.
Lasciò inoltre revisioni e trascrizioni di musiche antiche.