Raymonda e i giovani coreografi è l’appuntamento che il Balletto del Teatro San Carlo di Napoli diretto da Clotilde Vayer presenta dal 28 gennaio al 29 marzo 2023, in trasferta al Teatro Politeama per gli ormai noti lavori di restauro in corso nel Lirico partenopeo.1
Lo spettacolo, che vede protagonisti Étoiles, Solisti e Corpo di Ballo del San Carlo, comprende diversi lavori: se la serata si apre con il 3. atto di Raymonda nella coreografia famosa creata da Marius Petipa sulle note di Aleksandr Glazunov, la seconda parte fa spazio a quattro coreografie contemporanee, Appointed Rounds di Simone Valastro che firma anche i costumi (in collaborazione con Giusi Giustino); Delibes suite, coreografia di José Carlos Martinez su musica di Léo Delibes, costumi di Agnès Letestu; Aria suspended con la ycoreografia, costumi e luci di Mauro de Candia, sulla celebre “aria sulla quarta corda” di Johann Sebastian Bach e infine Aunis, coreografia di Jaques Garnier, con musica di Maurice Pacher. In particolare per Raymonda saranno impegnate tutte e quattro le nuove étoiles del Teatro di San Carlo: si alterneranno infatti rispettivamente nel ruolo di Raymonda e di Jean de Brienne, Anna Chiara Amirante (28/01-31/01 – 1/02 ore 21 ) e Luisa Ieluzzi (29/01 ore 17– 1/02 ore 17), Alessandro Staiano (28/01-31/01 – 1/02 ore 21) e Danilo Notaro (29/01 ore 17– 1/02 ore 17 ore 17). “Quando fu presentata alla fine dell’Ottocento – racconta Clotilde Vayer – Raymonda rappresentava una doppia eredità comune del balletto classico, francese e italiana nello stesso tempo. In quel periodo infatti i coreografi consideravano la danza classica del passato pesante e obsoleta e cercavano nuove strade. Per quanto riguarda Petipa la sua evoluzione non è tanto nella parte tecnica ma nella concezione stessa del balletto. Il terzo atto di Raymonda, ad esempio, non è narrativo e può essere proposto anche autonomamente. Petipa lavora in modo che la tecnica e la danza “pura” diventano il fine stesso di questo terzo atto». «La seconda parte della serata – continua la direttrice del Balletto del Massimo napoletano – è un po’ più eterogenea. Ho voluto proporre quattro coreografie contemporanee di cui due mettono in evidenza il contributo dei giovani coreografi italiani. Simone Valastro, che conosco già dai tempi dell’Opéra di Parigi, firma un “Pas de cinq” molto interessante per gli interpreti perché chiede loro di attraversare un intero secolo di storia della danza, un esercizio molto stimolante intellettualmente, ma anche fisicamente. Invece il brano di Mauro de Candia, un passo a due, è stato presentato per la prima volta a Cipro nel 2009. Il lavoro di José Martinez, un ballerino spagnolo che prima di diventare coreografo è stato étoile dell’Opéra di Parigi si presenta come un brano neoclassico alla Balanchine, ma in realtà prende in giro quel mondo, nondimeno è di una difficoltà tecnica altrettanto elevata. Infine di Jacques Garnier, coreografo purtroppo scomparso prematuramente, sarà eseguita Aunis, un’opera senza tempo che può sembrare composta oggi. A prima vista, sembra un lavoro dall’esecuzione semplice, ma in realtà è una coreografia dall’ incredibile difficoltà tecnica”. “La verità – conclude Vayer – è che la danza contemporanea richiede lo stesso sforzo della danza classica. Anzi, classico e contemporaneo si alimentano a vicenda, e nel fare danza contemporanea si scoprono cose interessanti e nuove sul classico”.