Si tratta di uno strumento straordinario, assolutamente unico e irripetibile, che si trova negli Stati Uniti, all’interno delle Caverne di Luray in Virginia.
Le grotte, tra le più spettacolari al mondo, vennero scoperte nel 1878, e ben presto ci si rese conto che le stalattiti, se percosse, emettevano toni musicali. Una delle prime testimonianze al riguardo ci proviene dal resoconto di una visita guidata condotta nel 1880 da Andrew Campbell (uno stagnino che fu tra gli scopritori di questa meraviglia della natura) per un gruppo di studiosi della Smithsonian Institution. Campbell infatti sorprese i delegati facendo risuonare una melodia su una formazione di stalattiti, che divenne in seguito nota proprio con il nome di ‘organo’.
Le visite turistiche organizzate fin dal principio del secolo scorso (nel 1906 si registravano già 18.000 visitatori) includevano delle brevi performance musicali, in cui suonando le stalattiti si eseguivano melodie popolari, inni e altri brani ben conosciuti.
Ad uno di questi tour prese parte anche Leland W. Sprinkle (1908 – 1990), matematico e ingegnere elettronico del Pentagono,in visita alle grotte nel 1954 per festeggiare il compleanno del figlio Robert.
La dimostrazione musicale gli ispirò l’idea di costruire uno strumento che esaltasse le potenzialità sonore delle formazioni calcaree della grotta. Sprinkle, esperto di musica, progettò quindi una sorta di gigantesco organo che al posto delle consuete canne metalliche si avvaleva delle stalattiti per la produzione dei suoni. Avviò il suo monumentale progetto nel 1956, con il supporto tecnico della Klann Organ Supply di Waynesboro, e occorsero più di tre anni per completarlo. Iniziò esplorando le vaste camere delle caverne, selezionando 37 stalattiti di diversa lunghezza e spessore, per individuare quelle che risuonavano con le frequenze corrispondenti a una scala musicale.
Il suono viene prodotto da martelletti gommati che, azionati elettronicamente dalle tastiere dell’organo, percuotono delicatamente le stalattiti, determinando una perfetta unione tra natura e mano dell’uomo.
Le stalattiti, che non vengono danneggiate in alcun modo, emettono dei suoni simili a campane ovattate. I suoni si riverberano negli echi della grotta e si fondono con il gocciolìo dell’acqua e con il rumore di fondo prodotto dal flusso di visitatori, creando un esperienza sonora del tutto particolare e quasi irreale.
Quando la tastiera dell’organo viene azionata, è come se suonasse la grotta stessa, è l’intero paesaggio sotterraneo a diventare un immenso strumento musicale che si estende per 14.000 metri quadrati!
Un’esperienza davvero imperdibile – per farsi un’idea del suono di questo particolarissimo litofono (dal greco líthos, ‘pietra’)