Per realizzare questa creazione, il compositore ha scelto di lavorare con cantanti di grande esperienza nel campo lirico, artisti dotati di voci potenti e talentuose, in grado di rendere la performance vocale all’altezza delle sue aspettative. L’obiettivo di Pagano è stato quello di creare qualcosa di originale, mantenendo al contempo intatto lo spirito e la tradizione delle opere liriche classiche. Nato a Monza nel 1995 e di origini napoletane, Dario ha iniziato a studiare pianoforte all’età di 6 anni. Dopo aver scoperto la musica lirica, ha subito compreso il suo potere espressivo, soprattutto nelle opere di Puccini e Verdi, e se ne è appassionato profondamente. Ha quindi iniziato a studiare le partiture d’opera, sentendo ben presto il forte desiderio di servirsi della grande potenza espressiva dell’orchestra per esprimere i suoi sentimenti. Dopo aver messo in musica la poesia “Nu pianefforte” di Salvatore di Giacomo scrivendo per tenore e orchestra, a soli 13 anni nel poco tempo lasciato libero dagli impegni scolastici ha intrapreso la stesura di un’opera lirica su Romeo e Giulietta. Nonostante i professori di musica gli avessero consigliato di concentrarsi su composizioni per pianoforte, per apprezzarne il risultato in modo diretto, Dario ha sempre rifiutato il consiglio, non potendo rinunciare alla meravigliosa sensazione di esprimere il suo cuore tramite l’orchestra, con la sua versatilità e potenza espressiva impareggiabili. Inoltre, per Dario, la mancanza di opportunità di eseguire e far conoscere il proprio lavoro non intacca la bellezza insita nell’atto di comporre un’opera che aspira ad essere “aere perennius”, per dirla con Orazio. Negli anni successivi, ha approfondito gli studi di armonia e orchestrazione, scoprendo i software di strumenti virtuali, affinando le conoscenze di quelli più professionali in circolazione che utilizzano librerie di suoni registrati dal vivo, con lo scopo di ottenere performance orchestrali altamente realistiche. Nel 2020 ha cominciato a pubblicare alcune composizioni sulle piattaforme digitali, sia per pianoforte sia per orchestra, sentendo contestualmente maturare il desiderio di portare a compimento un’opera lirica che non solo abbia per soggetto una storia d’amore ma che sia anche istruttiva per il pubblico, ragione per cui ha preferito abbandonare il progetto adolescenziale di Romeo e Giulietta per virare quindi sulla storia di Enea e Didone. L’opera narra l’epica vicenda di Enea, figlio della dea Venere e del mortale Anchise, costretto a fuggire dalla sua amata Troia in cerca di una nuova patria per sé e per i suoi compagni. Nel corso dei suoi viaggi naufraga presso Cartagine, dove viene accolto dalla regina Didone, fondatrice della città, fuggita a sua volta da Tiro dopo l’uccisione del marito Sicheo per mano del fratello Pigmalione. Durante un sontuoso banchetto, Didone chiede a Enea di raccontare la sua epica vicenda in cui emerge il suo eroismo e il suo valore. La regina, colpita dalla bellezza e dalla forza d’animo del protagonista, si innamora di lui. Lacerata tra l’amore per Enea e il desiderio di rimanere fedele al defunto marito Sicheo, si confida con la sorella Anna, che incoraggia l’unione con l’eroe che potrà rafforzare il regno e renderla felice. Enea corrisponde al suo amore e dopo alcuni mesi, in una battaglia, sconfigge il bellicoso re dei Getuli, Iarba, salvando Cartagine. Sembra essere il trionfo finale, ma poco dopo Venere incontra il figlio per ricordargli il volere degli dei: che lui si diriga in Italia per dare origine alla stirpe romana che avrebbe dominato il mondo. La devozione di Enea agli dei e il suo senso di responsabilità verso i compagni prevalgono, così decide di partire abbandonando Didone per sempre. Ella, non riuscendo a sopportare il dolore, dopo aver maledetto Enea, si suicida con la spada che lui le aveva regalato. Il suo corpo viene bruciato su un talamo posto in una pira, mentre sullo sfondo le navi troiane si dirigono verso il loro glorioso destino. Dario ha scelto questo soggetto per la sua opera in quanto ha ravvisato nella virtù di Enea un forte parallelo con la virtù cristiana dell’obbedienza alla Volontà divina, che rappresenta l’unica via per raggiungere una felicità autentica. L’obbedienza di Enea porterà, pertanto, ad un destino glorioso, mentre Didone sceglie la morte perché non riesce a vedere oltre il suo dolore e a fidarsi del volere divino. La devozione di Enea è autentica poiché si concretizza in un atto di rinuncia e di fiducia verso la madre divina, mentre quella di Didone si limita alla preghiera di supplica per realizzare i suoi struggenti desideri, come si evince dal brano “grido di preghiera” tratto dal terzo atto dell’opera. La trama dell’opera ruota, quindi, attorno all’amore tra i due protagonisti e al destino glorioso di Enea. Nella musica ciò viene espresso attraverso la contrapposizione dei relativi temi melodici, ovvero le struggenti melodie dei loro duetti d’amore da una parte e l’eroico tema di “Roma Invicta” dall’altra. Dario ha scelto il soggetto di Enea e Didone anche per la sua predilezione per la cultura latina, e per avere già approfondito autonomamente il testo di Virgilio sull’antica vicenda. La profonda familiarità del compositore con il testo latino si evince, ad esempio, dalla resa in italiano dell’espressione “caeco carpitur igni” con un iperbato che ha il fine di ricalcare fedelmente la sintassi latina: “qual cieco mi divora foco”.
“Enea e Didone” è un’esperienza musicale unica e coinvolgente che commuove e trascina gli ascoltatori in una vicenda d’amore mitologica, invitandolo a riflettere sul rapporto tra amore e virtù, sulle relazioni tra sacrificio, fede e felicità; il pubblico sarà certamente diviso su queste tematiche, ma unito sulla bellezza della musica.