Al Teatro La Fenice di Venezia sarà Les Contes d’Hoffmann di Jacques Offenbach a dare il via alla Stagione lirica 2023-24: il celebre titolo francese torna sul palco lagunare, dove mancava da quasi trent’anni, in un nuovo allestimento con la regia di Damiano Michieletto e la direzione musicale di Frédéric Chaslin, specialista di questo repertorio. Collaudato il team creativo, con Paolo Fantin che firma le scene, Carla Teti i costumi, Alessandro Carletti il disegno luci e Chiara Vecchi la coreografia. Con l’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice sarà protagonista un cast di rilievo che vede Ivan Ayon Rivas, Alex Esposito, Carmela Remigio, Veronique Gens e Rocío Pérez nei ruoli principali. Realizzato in coproduzione internazionale con Opera Australia che celebra il cinquantenario, con la Royal Opera House Covent Garden di Londra e l’Opéra National de Lyon, il nuovo allestimento debutterà in apertura di Stagione il 24 novembre e sarà in scena per altre quattro recite, il 26, 28, 30 novembre e 2 dicembre 2023. Opéra-fantastique in un prologo, tre atti e un epilogo su libretto di Jules Barbier, I racconti di Hoffmann originano dal dramma omonimo dello stesso Jules Barbier, tratto a sua volta da una pièce scritta nel 1851 assieme a Michel Carré e ispirata ai tre racconti fantastico-demoniaci del grande scrittore romantico tedesco E.T.A. Hoffmann (L’uomo della sabbia, La storia del riflesso perduto e Il violino di Cremona). Jacques Offenbach compose l’opera nel 1880 ma non fece in tempo a vedere la prima esecuzione assoluta, avvenuta postuma nel febbraio dell’anno successivo all’Opèra-Comique di Parigi. «Ho pensato ai Contes d’Hoffmann come a un viaggio nel tempo – ha dichiarato il regista veneziano Damiano Michieletto – uno sguardo nelle diverse età della vita del protagonista: il bambino, il ragazzo, il giovane uomo già disilluso, tutte riflesse nelle protagoniste femminili Olympia, Antonia e Giulietta. Stella chiuderà la vicenda distruggendo le illusioni di Hoffmann, un po’ come fosse lei stessa il diavolo. E infatti secondo me i protagonisti di quest’opera sono due, perché accanto a Hoffmann c’è sempre il diavolo, che cambia nome e aspetto però rimane sempre il suo contraltare. È proprio nel rapporto tra loro due che a mio parere si sviluppa la storia. Se venisse eliminato il diavolo, cioè l’antagonista, la storia non potrebbe funzionare. Il racconto che abbiamo costruito noi è quello di un uomo che fa i conti con il suo passato. Non c’è alcuna dimensione realistica o psicologica: è un racconto fantasioso e surreale. La trama ci presenta un uomo che fa i conti con le perdite e le ferite che ha avuto nella sua storia e con il fatto che adesso si ritrova solo a celebrare la sua vecchiaia, con i suoi fantasmi e con le sue visioni». A livello estetico – prosegue Michieletto – è uno tra gli spettacoli più ricchi, complessi e dettagliati che abbia mai realizzato. Sia perché c’è una scenografia molto virtuosa, che presenta dei cambi di scena molto particolari ed evidenti. Sia per la parte coreografica, che ha un impatto notevole nello spettacolo. Sia ancora per il ruolo del coro, che è molto presente, soprattutto nel secondo atto. E sia, infine, perché c’è un enorme folla di personaggi, compreso un gruppo di giovanissime ballerine, oltre ai contributi video. È uno spettacolo articolato, vivace e dinamico». Il legame fra Frédéric Chaslin e Les Contes d’Hoffmann è speciale: il maestro la diresse per la prima volta proprio alla Fenice nel lontano 1994, per poi proporla in praticamente tutti i maggiori teatri e festival internazionali, Metropolitan Opera, Wiener Staatsoper, Macerata Opera Festival, New National Theatre Tokyo, Deutsche Oper Berlin, New Israeli Opera; e solo quest’anno in un nuovo allestimento al Teatro alla Scala e alla Semperoper di Dresda. «Tornare a dirigere quest’opera in Fenice per me è un viaggio – ha dichiarato il direttore d’orchestra – e sono curioso di vedere cosa riuscirò a fare quasi trent’anni e settecento recite dopo la prima volta. Sono curioso di vedere come tutto questo è cresciuto… In questi anni sono divenuto veramente uno specialista di questa partitura – prosegue Chaslin –, si può dire che la conosco a fondo, che sono un profondo conoscitore di tutte le versioni. Ho studiato tutte le fonti e possiedo personalmente una copia di tutti i manoscritti. Detto questo, secondo me l’edizione ideale di Hoffmann ancora non esiste ancora. Per ottenerla, c’è un grande lavoro da fare. L’aspetto che voglio in particolare far emergere dalla mia lettura è l’animale con due teste. Le due maschere, la maschera tragica e quella comica, la maschera che piange e quella che ride, per tornare all’inizio di questa conversazione. Ma soprattutto la magia, perché si tratta di un’opera fantastica e forse in tutto il repertorio operistico è la più profonda di tutte per quanto riguarda l’aspetto magico, fantastico, gotico. Un po’ come il Faust di Goethe. Ma qui c’è ancora più mistero. In Faust alla fine c’è un’apoteosi: Dio vince, il diavolo perde. Nei Racconti non è così chiaro, non si sa bene chi vince. E questa è la realtà! L’happy end esiste solo nei film» Sul palco, il cast formato da Ivan Ayon Rivas nel ruolo di Hoffmann, Paola Gardina come La Muse, Giuseppina Bridelli nelle vesti di Nicklausse; le tre donne, Olympia, Antonia e Giulietta, saranno interpretate rispettivamente da Rocío Pérez, Carmela Remigio e Véronique Gens. Alex Esposito vestirà i panni dei personaggi Lindorf, Coppélius, Le docteur Miracle e Dapertutto; mentre Didier Pieri sarà Andrès, Cochenille, Frantz e Pitichinacchio. Completano il cast Christian Collia (Nathanaël), François Piolino (Spalanzani), Yoann Dubruque (Hermann, Schlémil) e Francesco Milanese (Luther, Crespel). In scena anche i ballerini Kevin Bhoyroo, Anastasia Crastolla, Silvia Gattafoni, Coralie Murgia, Andrea Carlotta Pelaia, Francesco Scalas, Nicola Trazzi e il trampoliere Figaro Su. Maestro del Coro Alfonso Caiani. – (Foto in alto, l’allestimento nella rappresentazione al Sydney Opera House, credit Keith Saunders; in basso, Frédéric Chaslin, photocredit Bernard Martinez)