È Falstaff, ultimo capolavoro di Verdi, il titolo scelto dal Teatro La Fenice di Venezia per l’inaugurazione della Stagione Lirica 2022/23. Unica opera buffa del compositore (ad esclusione del fiasco giovanile Un giorno di regno), Falstaff si basa su Shakespeare, tratto in particolare dalla commedia The merry Wives of Windsor e dal dramma The History of Henry the Fourth; commedia lirica in tre atti, nasce dalla collaborazione con Arrigo Boito, già sperimentata positivamente da Verdi sei anni prima per il libretto di Otello. La direzione musicale del nuovo allestimento è affidata all’autorevole bacchetta di Myung-Whun Chung, in continuità con gli altri titoli verdiani presentati nelle stagioni scorse. La regia è curata dal regista britannico Adrian Noble, acclamato interprete dell’opera shakespeariana; nel suo team lo scenografo Dick Bird, la costumista Clancy e i light designer Jean Kalman e Fabio Barettin. Protagonisti sul palco, Nicola Alaimo nel ruolo di Sir John Falstaff, di cui è acclamato interprete sui maggiori palcoscenici internazionali, René Barbera nella parte di Fenton, Vladimir Stoyanov in quella di Ford, Selene Zanetti nel ruolo di Alice Ford. Sara Mingardo interpreterà Mrs. Quickly, Veronica Simeoni, Mrs. Meg Page, Caterina Sala sarà Nannetta; completano il cast Christian Collia, il Dr. Cajus, Cristiano Olivieri, Bardolfo, Francesco Milanese, Pistola. Maestro del Coro è Alfonso Caiani. Cinque le recite di Falstaff, in scena il 18, 20, 22, 24 e 26 novembre 2022. La prima di venerdì 18 novembre 2022 sarà trasmessa in diretta radiofonica su Rai Radio3. * (Photocredit © Michele Crosera)
Estremo capolavoro di
Verdi e terza delle sue opere shakespeariane,
Falstaff rappresenta un
unicum nella sua produzione: dopo aver messo in musica dozzine di tragedie, Verdi chiude la parabola con un’
opera buffa, l’unica da lui scritta (ad esclusione del giovanile fiasco di
Un giorno di regno). In una lettera di fine 1890 Verdi scrisse: “Sono quarant’anni che desidero scrivere un’opera comica, e sono cinquant’anni che conosco
Le allegre comari di Windsor; pure… i soliti ma, che sono dappertutto si opponevano sempre a far pago questo mio desiderio. Ora Boito ha sciolto tutti i ma, e mi ha fatto una commedia lirica che non somiglia a nessun’altra. Io mi diverto a farne la musica […] L’opera è completamente comica!”. La fuga finale proclama che «tutto nel mondo è burla», concludendo la carriera del compositore su una nota di somma quanto disincantata allegria. L’opera debuttò il 9 febbraio
1893 alla
Scala di Milano, riscuotendo un successo trionfale. «Ho ambientato la commedia nel periodo di Shakespeare, nel sedicesimo secolo, con costumi e scene di quell’epoca – ha dichiarato il regista
Adrian Noble –. Ho fatto questa scelta perché l’epoca di Shakespeare è un ponte tra l’antico mondo cattolico romano e quello dei puritani che avrebbero cambiato completamente il Paese. Shakespeare è un ponte in mezzo a due epoche diverse così come lo è Falstaff, un’opera nella quale confluiscono da una parte suggestioni primitive, medievali (pensiamo alle stregonerie dell’ultimo atto), dall’altra alcuni degli elementi della cultura dei puritani, il cui prototipo è rappresentato perfettamente da Ford che con i suoi soldi e i suoi beni vuole controllare sua moglie e anche il futuro matrimoniale di sua figlia. Questa similitudine mi fa pensare di aver fatto la scelta registica più corretta». «Per me Verdi è un vero e proprio genio – ha commentato il direttore d’orchestra
Myung-Whun Chung –. Ma tra le tante cose meravigliose che ha compiuto nella sua vita due spiccano sopra tutte le altre: in primis, Casa Verdi, il ricovero per artisti che ha fortissimamente voluto, finanziandola lui stesso e chiedendo a tutti coloro che amavano la sua musica di aiutarlo. Il secondo è proprio questo Falstaff, perché lì mostra tutta la sua generosità. Nel Falstaff non si ride e basta: si è toccati nell’intimo, per poi abbandonarsi al sorriso, perché “tutto nel mondo è burla”. I grandi artisti spesso lanciano dei messaggi: basta pensare alla Nona di Beethoven, in cui prima di tutto è espresso il concetto che tutti devono essere fratelli. E anche in Falstaff il riferimento è a tutta l’umanità, includendo noi tutti. Lo ripeto, insieme alla casa di riposo con quest’opera Giuseppe Verdi raggiunge il livello massimo di umanità».