Sono giunti fino a noi intatti, come cristallizzati nel tempo due piccoli teatri di corte barocchi, uno in Svezia, l’altro nella Repubblica Ceca: il Teatro del Castello di Drottningholm a Stoccolma, e il Teatro del Castello di Český Krumlov nella Boemia meridionale, entrambi iscritti nella lista del patrimonio UNESCO.
Ciò che rende straordinari i due teatri non è tanto la persistenza dell’architettura, quanto la perfetta conservazione delle macchine sceniche, dei fondali e delle attrezzature: un miracolo dovuto alla caduta in disuso e all’oblio. Il teatro di Český Krumlov, utilizzato solo sporadicamente dopo gli anni ’80 del Settecento, non subì ristrutturazioni o spoliazioni fino al 1966, quando venne deciso l’avvio di un accurato restauro che si concluse dopo oltre un trentennio nel 1997, con la riapertura alle visite e alle rappresentazioni teatrali.
Il teatro di Drottningholm, anch’esso non più in attività dalla fine del 18. secolo, divenne prima un deposito per i mobili dismessi del Castello e fu poi incredibilmente – complice la muratura della porta d’ ingresso – del tutto dimenticato fino alla riscoperta nel 1921. Riaperto dopo brevi restauri già l’anno successivo, dagli anni ’50 del secolo scorso è regolarmente utilizzato per la rappresentazione di spettacoli nel corso di un festival estivo.
Il Teatro del Castello di Český Krumlov
Il primo di questi straordinari teatri si trova in Boemia, all’interno del Castello di Český Krumlov (Krumau), un grandioso complesso monumentale situato su uno sperone roccioso, circondato a sud dalla Moldava e a nord dal fiume Polečnice. Per l’architettura e per la sua rilevanza storica, è uno dei siti monumentali più importanti dell’Europa centrale; dopo il castello di Praga, è anche il secondo edificio storico per grandezza della Repubblica Ceca.
L’area del Castello copre una superficie di sette ettari, e comprende 40 edifici tra cui diversi palazzi, cinque cortili monumentali e i giardini. All’interno del complesso si trovano preziose sale rinascimentali e barocche, e collezioni d’arte che spaziano attraverso un arco temporale di cinque secoli.
Il teatro, situato nel quinto dei cortili, venne costruito tra il 1680 e il 1682 nell’ambito della trasformazione barocca del castello voluta dal principe Giovanni Cristiano di Eggenberg (1641–1710) che, seguendo l’esempio di altre grandi corti d’Europa come quella di Vienna, fece realizzare uno splendido edificio teatrale ligneo.
Il principe, uomo colto, grande appassionato d’arte, aveva istituito una cappella musicale (diretta per diverso tempo dall’italiano Domenico Bartoli) e una compagnia teatrale stabile; coltivava anche un vivo interesse per l’opera italiana, che aveva conosciuto nel corso del Grand Tour, e sulla quale restava costantemente aggiornato in occasione dei diversi viaggi che lo conducevano in Italia in quanto signore della Contea di Gradisca; acquistò infatti libretti e partiture che si trovano ancora oggi nel fondo di Český Krumlov.
Giovanni Cristiano mori nel 1710 senza figli; il castello passò quindi in eredità alla famiglia della consorte, Maria Ernestina di Schwarzenberg. Fu il principe Giuseppe Adamo di Schwarzenberg (1722 – 1782), altro grande mecenate alla cui corte fiorirono tutte le arti, ad ordinare la ricostruzione del teatro, ormai deteriorato. Il nuovo edificio, che è quello ancora oggi esistente, venne realizzato tra il 1765 e il 1766, questa volta in muratura. Il progetto si deve probabilmente ad Andrea Altomonte (1699 – 1780), attivo anche alla corte imperiale di Vienna in qualità di architetto e scenografo.
Dopo la morte del principe Giuseppe Adamo, il teatro venne utilizzato solo sporadicamente; non subì quindi ristrutturazioni o manomissioni successive, e l’assetto settecentesco si è potuto conservare pressoché integro.
Oltre all’edificio stesso con il palcoscenico e la buca orchestrale, sono intatte e funzionanti la maggior parte delle macchine sceniche; si conservano inoltre tredici scenografie complete (composte da fondali, quinte, cieli, prospetti ecc.), una cinquantina di macchinari per gli effetti speciali (ad esempio effetti sonori come temporali, vento ecc.), oltre 200 elementi per l’illuminazione, un centinaio di oggetti di attrezzeria, e più di 500 tra costumi e complementi d’abbigliamento.
La macchina scenica del palco, interamente costruita in legno, richiede un organico di 35 persone per essere azionata; è completata da passerelle, telai mobili, argani di sollevamento, rulli, guide a fune e una rampa scorrevole. Si è conservato anche il pavimento originale del palcoscenico, dotato di pannelli scorrevoli e di quattro botole.
E possibile effettuare cambi di scena a vista senza interruzione dello spettacolo; tra i fondali ancora oggi preservati figurano una sala colonnata, un accampamento militare, una veduta di città, una foresta, ecc.
È inoltre giunto fino ai giorni nostri un ricchissimo fondo composto da circa 2.400 volumi di testi vari: 400 volumi di libretti, testi e scenari di drammi, commedie e balletti, circa 300 volumi di partiture e spartiti, oltre a materiali d’archivio – fatture, istruzioni, elenchi, inventari, piante, documenti iconografici – che costituiscono una preziosissima fonte d’informazione sulla vita teatrale del tempo.
In estate, l’annuale Festival barocco offre una magnifica occasione per assistere agli spettacoli rappresentati con scene, costumi e effetti speciali dell’epoca.

Drottningholms Slottsteater
Il piccolo teatro di corte del Castello di Drottningholm (Stoccolma) – oggi residenza privata dei Reali di Svezia- fu costruito nel 1766 per volere della regina Luisa Ulrika (1720 – 1782), sorella minore del re di Prussia Federico II.
Luisa Ulrika aveva sposato ventiquattrenne il principe ereditario Adolfo Federico di Svezia, che ascese al trono nel 1751.
Brillante e colta, sostenitrice dell’Illuminismo al pari del fratello, la nuova regina di Svezia favorì una vivace vita culturale e artistica. In questo contesto si inserisce l’attività del teatro di Drottningholm, un sobrio edificio progettato dall’architetto Carl Fredrik Adelcrantz (1716-1796), edificato sul luogo di una costruzione precedente, distrutta nel 1762 da un incendio. Gli interni, decorati da Adrien Masreliez, sono perfettamente conservati. Una particolarità del teatro è la pianta a forma di T, con i troni per la coppia regnante collocati di fronte al palcoscenico nella crociera; da notare anche la profondità del palco (8,2 x 17,4 m), che per mezzo di illusioni ottiche permetteva di simulare spazi molto estesi.
Straordinario è lo stato di conservazione delle macchine sceniche (forse progettate dall’italiano Donato Stoppani), azionate tramite rulli, funi, contrappesi e altri dispositivi, ancora perfettamente funzionanti, integrati da congegni per la realizzazione di effetti speciali, come tuoni, vento, nuvole, onde in movimento; sono giunte integre pure una trentina di scenografie, riproducenti i vari ambienti in cui si collocavano le storie rappresentate.
Ancora intatto è il sistema di corsie e argani che consentono il cambio scena a vista, all’incredibile velocità di sei secondi; per ciascuno spettacolo è possibile effettuare fino a quattro cambi scena; altri dispositivi ancora utilizzati sono quelli per gli effetti speciali, ad esempio una macchina per la simulazione delle onde, un’altra che crea effetti sonori di tuono e tempesta, e un carro volante utilizzato per le spettacolari entrate in scena del “deus ex machina”. L’illuminazione (oggi realizzata per mezzo di sofisticati dispositivi che simulano il tremolio delle fiammelle e la temperatura cromatica delle candele), può essere modificata orientando i portacandele metallici in varie direzioni.
Ilteatro venne utilizzato con regolarità per la presentazione di opere italiane e drammi francesi fino alla morte del re Adolfo Federico nel 1771; dopo qualche anno di inattività, conobbe un nuovo periodo di splendore quando nel 1777 passò nelle mani del figlio di Luisa Ulrika, il nuovo re Gustavo III.
Gustavo nutriva un vivo interesse per il teatro, e chiamò a Drottningholm diverse personalità artistiche: Jacques Marie Boutet detto Monvel, attore e drammaturgo, i compositori Naumann e Kraus, il maestro di ballo Gallodier, l’architetto e scenografo Louis Jean Desprez. Le produzioni comprendevano opere di Gluck, opéras comiques, drammi classici francesi, balletti e pantomime. Il re incoraggiò anche l’uso della lingua svedese e di tematiche locali, volte alla creazione di una nuova drammaturgia svedese.
Dopo l’assassinio di Gustavo III nel 1792 (la vicenda che Verdi drammatizzò nel Ballo in maschera), il teatro venne chiuso, per essere successivamente utilizzato come deposito per i mobili in disuso del castello, e cadere infine nel più completo oblio.
Quando lo storico letterario Agne Beijer varcò la soglia del teatro nel 1921, scopri una sorta di bella addormentata, un luogo rimasto miracolosamente intatto dalla fine del XVIII secolo. Dopo la sostituzione dei cordami e di altri elementi deteriorati, un’accurata pulitura e l’installazione dell’elettricità, il magnifico teatro venne riaperto nel estate del 1922; dal 1935 vennero gradualmente programmati dei cartelloni stagionali.
Attualmente il teatro allestisce nuove produzioni di opere del Sei- e Settecento, e ogni estate attrae numerosi spettatori da tutto il mondo. Il Festival estivo è incentrato principalmente sulle opere di Haydn, Haendel, Gluck e Mozart, e pone particolare attenzione all’esecuzione storicamente informata. Gli allestimenti si avvalgono di tutti gli spettacolari effetti scenici messi a punto dalla teatralità barocca, regalando un magico tuffo nel passato a chi vi assiste.
