Presenta una nuova produzione dedicata all’opera barocca l’Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone: è Il Tamerlano o la morte di Bajazet di Antonio Vivaldi, messa in scena la prima volta durante la stagione del Carnevale 1735 al Teatro Filarmonico di Verona. L’opera realizzata da Vivaldi è un cosiddetto ‘pasticcio’, vale a dire un assemblaggio di pezzi originali scritti appositamente per l’occasione, e di brani provenienti sia da opere proprie che di altri compositori, sul canovaccio di un soggetto storico molto noto al pubblico – una prassi assai diffusa nella prima metà del Settecento, che ebbe grande successo all’epoca poiché consentiva di ascoltare musiche di diversi autori, spesso con alcune delle loro migliori arie. Il libretto, scritto dal nobile veneziano Agostino Piovene, andato in scena nel 1711 a Venezia con musica di Francesco Gasparini, fu messo in musica altre 40 volte, da Leonardo Leo, Georg Friedrich Händel, Nicola Antonio Porpora, Niccolò Jommelli, Giuseppe Sarti, Giuseppe Scarlatti, Josef Mysliveček, e tanti altri. La figura e le vicende di Tamerlano erano molto conosciute in Europa, tanto da dare origine ad un vero e filone letterario – “È cosi nota la storia del Tamerlano e di Bajazette – scriveva infatti il librettista -, che invece di affaticarmi ad istruirne il lettore dovrei studiarmi a disimprimerlo da certe opinioni che vengono accreditate per vere”. Frutto di un progetto curato da Ottavio Dantone per l’Accademia Bizantina e già inciso in disco per Naïve Classique nel 2020, il nuovo allestimento dell’opera vivaldiana celebra anche i 40 anni dell’ensemble – nato a Ravenna nel 1983 e specializzato nella riscoperta del repertorio musicale antico e barocco – che ha raggiunto prestigiosi traguardi in tutto il mondo. Il Tamerlano, tragedia per musica in tre atti sarà in quest’occasione eseguita nell’edizione critica del musicologo Bernardo Ticci, con le variazioni apportate dallo stesso Dantone. La trama contempla la grandezza e il declino di un Impero con cui la Serenissima aveva dovuto confrontarsi per gran parte della sua storia. L’azione è ambientata a Prusa, capitale della Bitinia, nel 1403: Bajazet, sultano turco, è stato sconfitto dall’imperatore tartaro Tamerlano che lo tiene prigioniero nel suo palazzo. Bajazet sceglie la morte piuttosto che rimanere in potere del proprio nemico Tamerlano. Enfatizzano il dramma due figure femminili, la figlia di Bajazet, Asteria, che l’imperatore tartaro desidera in moglie nonostante ella ami il principe Andronico, e Irene, promessa sposa di Tamerlano, che intende abbandonarla. Tra tradimenti reali e presunti, gli inascoltati consigli di Idaspe confidente di Andronico, travestimenti e veleni, la vicenda si avvia alla fatale conclusione: il suicidio di Bajazet, la cui morte placa l’ira di Tamerlano, restituisce Asteria ad Andronico e ad Irene il promesso sposo. La regia è affidata a Stefano Monti, che del titolo mira a sottolineare sia la dimensione barocca che quella atemporale, un obiettivo focalizzato anche attraverso l’integrazione dei diversi linguaggi scenici: teatro di figura ma anche danza, che nelle coreografie di Marisa Ragazzo e Omid Ighani diventa un’amplificazione degli stati d’animo dei personaggi. “Pur se costruita attorno a personaggi con pertinenza storiografica – racconta il regista Stefano Monti -, l’opera in questione si caratterizza per una sua astoricità. Tutto s’incentra sulle passioni, fino alla follia, il sublime si mescola con il terribile, la bellezza con la brutalità, che poi altro non sono che la continua oscillazione fra l’alto e il basso della vita”. “Essendo un ‘pasticcio’ questa partitura si caratterizza ovviamente per una marcata varietà stilistica, ma la scrittura di Vivaldi è facilmente riconoscibile rispetto allo stile degli autori coinvolti, ovvero Broschi, Hasse e Giacomelli”, spiega Ottavio Dantone, dal 1996 alla guida dell’Accademia Bizantina, “Il Vivaldi operista”, aggiunge Dantone, “viene ancora oggi spesso sottovalutato: certamente nella sua produzione affiora l’urgenza compositiva e un certo carattere ‘imprenditoriale’, ma resta evidente la sua abilità di scrittura fatta di suadenti soluzioni melodiche, armoniche e ritmiche…ci dà una visione estremamente connotativa del gusto teatrale dell’epoca”. Nel cast, il baritono Bruno Taddia, il controtenore Filippo Mineccia e il contralto Delphine Galou – rispettivamente Bajazet, Tamerlano e Asteria – che avevano già partecipato all’incisione discografica del progetto, e con loro Gianluca Margheri (che si alterna a Taddia nel ruolo di Bajazet), Marie Lys come Irene, Federico Fiorio come Andronico e Giuseppina Bridelli come Idaspe. Il disegno luci è di Eva Bruno, i contenuti video e 3D sono curati da Cristina Ducci; le illustrazioni sono firmate da Lamberto Azzariti, mentre Vincenzo Balena è l’autore delle sculture in scena. Coprodotta da ben cinque teatri, Il Tamerlano debutta al Teatro Alighieri di Ravenna il 14 e 15 gennaio, e sarà poi rappresentato al Teatro Municipale di Piacenza (20 e 22 gennaio), al Valli di Reggio Emilia (27 e 29 gennaio), al Comunale Pavarotti-Freni di Modena (3 e 5 febbraio) e al Teatro del Giglio di Lucca (17 e 19 febbraio). L’allestimento proseguirà poi il suo tour all’estero, da Cracovia (26 febbraio, Stary Teatre) a Barcellona (30 maggio, Palau de la Música Catalana).