Il Maggio Musicale Fiorentino chiude il Festival d’Autunno con Don Carlo, ultima delle tre opere ‘spagnole’ di Verdi proposte dal ricco cartellone, dopo il Trovatore inaugurale diretto da Zubin Mehta e le recite di Ernani sotto la direzione di James Conlon. Martedì 27 dicembre 2022 (ore 19) il nuovo allestimento del Don Carlo di Giuseppe Verdi – proposto nella versione in quattro atti rappresentata la prima volta alla Scala il 10 gennaio 1884 – inaugurerà il rinnovato palcoscenico della Sala Grande del Teatro. Sul podio, alla testa del Coro e dell’Orchestra del Maggio il direttore principale Daniele Gatti, mentre la regia è firmata da Roberto Andò. Il cast, di prim’ordine, è formato da Francesco Meli nel ruolo dell’infante di Spagna Don Carlo che ama senza speranza Elisabetta di Valois, interpretata da Eleonora Buratto, con Mikhail Petrenko nel ruolo del sovrano “severo e terribile” Filippo II; la parte di Rodrigo, Marchese di Posa amico prediletto di Carlo, è affidata a Roman Burdenko e Massimo Cavalletti (nella recita dell’8 gennaio), Ekaterina Semenchuck interpreta la gelosa e impetuosa Principessa Eboli, Alexander Vinogradov è Il Grande Inquisitore. In questo nuovo allestimento, scene e luci sono curate da Gianni Carluccio, i costumi da Nanà Cecchi e il reparto video da Luca Scarzella. Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini. Dopo la “prima” del 27 dicembre (trasmessa in diretta radiofonica su Rai Radio3), sono previste altre quattro recite, il 30 dicembre e il 3 e 5 gennaio 2023 alle ore 19 e l’8 gennaio 2023 alle ore 15:30. Don Carlo è la quarta opera di Verdi basata su un soggetto di Friedrich Schiller, dopo i successi di Giovanna d’Arco, I masnadieri e Luisa Miller. Composta nella versione originale francese fra il 1864 e il 1865 sul libretto scritto da François-Joseph Méry e Camille du Locle, l’opera, con la traduzione di Achille de Lauzières e Angelo Zanardini, fu rivista nell’edizione italiana in quattro atti, presentata al Teatro alla Scala nel 1884. Ed è in questa versione italiana che Don Carlo va ora in scena al Maggio, dove è stata rappresentata altre quattro volte, mentre sono tre le messinscene della versione francese in 5 atti. Il nuovo allestimento inaugura il palcoscenico completamente rinnovato della Sala Grande del Teatro: “Siamo orgogliosi di poter presentare al pubblico un Teatro che si avvia al definitivo completamento” ha dichiarato il sindaco di Firenze Dario Nardella “la nostra grande Sala Lirica cambia e si rinnova con una veste tecnologica avveniristica e lo spettacolo è impressionante: sarà come avere un moltiplicatore di palcoscenici, quinte, effetti, dimensioni che cambieranno considerevolmente qualità e quantità delle opere rappresentate.” Ha espresso la sua soddisfazione anche il sovrintendente del Maggio Alexander Pereira: “La Sala Grande del nostro Teatro diventa finalmente un luogo fra i più attrezzati ed efficienti al mondo. Sono particolarmente fiero che ciò avvenga con la proposta di Don Carlo, quello che per me è uno dei massimi capolavori verdiani, diretto dal nostro direttore principale Daniele Gatti per la regia di un uomo di teatro e di cinema apprezzatissimo come Roberto Andò, e con un meraviglioso cast di interpreti fra i migliori artisti della scena internazionale. Il nuovo palcoscenico consentirà, con la sua tecnologia d’avanguardia, di mettere in scena spettacoli d’opera assai complessi con risultati artistici al livello della grande tradizione del Maggio; il Teatro diventa così non solo un vero ‘Parco della musica’, ma contribuisce a rendere Firenze la Città del Festival.” Il maestro Daniele Gatti ha dichiarato: “Torno a dirigere il Don Carlo dopo 14 anni, dopo lo spettacolo del 7 dicembre 2008 alla Scala: è un’opera che ho sempre amato nel profondo, ricca di contrasti drammaturgici fra ciò che è il concetto di potere e ciò che è l’aspetto più intimo dei personaggi. Tornare su una partitura simile dopo anni, mi ha affascinato. Ho la fortuna di averlo potuto fare insieme a un cast decisamente sensibile, dotato di una grande capacità di condividere un’idea o un percorso drammaturgico e musicale? […] Gatti ha chiuso il suo intervento con una considerazione sull’interpretazione delle opere verdiane: “Con Verdi siamo di fronte al più geniale psicologo e regista in musica che si possa trovare; in alcune parti è proprio lui che indaga la parte psicologica del personaggio: se noi abbiamo l’umiltà di capire questo, possiamo lavorare per essere al ‘servizio’ di una regia già scritta da Verdi sottotraccia ma che – attenzione – non vuol dire copiare la partitura, ma comprenderla, assimilarla e capirla. Ci sono dei passaggi musicali che mostrano chiaramente come già il compositore stesso indagasse la psiche dei suoi protagonisti. Cercheremo d’illuminare quest’opera in alcuni aspetti che non sono legati a un’estemporaneità dell’interpretazione. La visione di un direttore in questo deve evolversi, lasciandosi guidare dal vero demiurgo, in questo caso Giuseppe Verdi.” Ha sottolineato il regista Roberto Andò: “Con Daniele Gatti abbiamo lavorato per restituire quel senso di grandezza ma anche di intima solitudine che caratterizza i potenti che sono rappresentati nell’opera: Don Carlo è questo, la tragedia del potere; un potere visto nella sua inadeguatezza umana e politica. L’opera è ‘nera’: Verdi ci propone un pessimismo tragico nelle relazioni che circondano il potere. In quest’opera Verdi esalta quel realismo psicologico in un modo straordinario, con una ricchezza di sfumature davvero impressionante: ognuno dei personaggi è sospeso, nel misterioso rapporto fra storia e intimità, dentro il ‘cerchio nero’ rappresentato dal potere. […] Schiller fece di Carlo un eroe romantico e decadente, e Verdi continua su questo sentiero. Noi stiamo cercando dunque questo: di ‘restituire’ un’idea di dramma intimo, psicologico e assolutamente moderno, che si avvicina a quello che noi oggi viviamo in tutte le manifestazioni del potere. Da questo punto di vista l’opera è di un’attualità letteralmente travolgente.” * (Photocredit, Francesco Meli ©Victor Santiago – Eleonora Buratto ©Julian Hargreaves)