L’Arena di Verona, probabilmente completata attorno al 30 d. C., nel corso dei secoli ha ospitato spettacoli dei generi più vari: dai combattimenti gladiatori nell’antichità, ai tornei e alle giostre cavalleresche (documentate dal 1590 al 1716), dalle “cacce” dei tori (nel 1805 vi assistette Napoleone in visita alla città) alle attrazioni occasionali come l’esposizione di un rinoceronte (1751) o le ascensioni delle mongolfiere, molto apprezzate nell’Ottocento, insieme alle gare di equitazione e velocipedistiche, agli esercizi ginnici acrobatici, al gioco della tombola (nel 1838 vi partecipò l’imperatore Ferdinando I, nel 1857 l’imperatore Francesco Giuseppe), agli spettacoli circensi e pirotecnici.
Dalla prima decade del Settecento si fanno più frequenti i riferimenti a compagnie di attori e ballerini che allestivano i propri palchi all’interno dell’Arena; la prima menzione di una recita è del 1713, quando la compagnia di Luigi Riccoboni mise in scena la Merope, tragedia di enorme successo del marchese Scipione Maffei. Nel 1733 assistette ad uno spettacolo anche Carlo Goldoni, che ne descrisse ambiente e atmosfera nelle sue Memorie.
Ma per l’evento decisivo che portò alla nascita del festival areniano occorre attendere il 1913, quando il tenore veronese Giovanni Zenatello, reduce dai trionfi ottenuti quell’anno al Metropolitan di New York, e l’impresario teatrale Ottone Rovato ebbero l’idea folgorante di allestire una rappresentazione dell’Aida per commemorare il Centenario della nascita di Giuseppe Verdi.
Se la grandiosità architettonica dell’anfiteatro era evidente, qualsiasi titubanza riguardo all’acustica venne fugata dal Maestro Tullio Serafin, che ascoltando in Arena il suono di un violino, di un oboe e di un flauto, constatò che le note non si disperdevano nello spazio, bensì il suono correva per la cavea nitido come in un teatro al chiuso.
Il 10 agosto 1913 l’Aida debuttò con lo stesso Giovanni Zenatello nel ruolo di Radames, Ester Mazzoleni in quello di Aida, Maria Gay come Amneris, sul podio Tullio Serafin. Fu un successo trionfale, e uno dei più importanti avvenimenti culturali del primo Novecento. Accorsero a Verona migliaia di spettatori da ogni parte d’Italia e del mondo: americani, argentini, inglesi, francesi, russi, tedeschi, olandesi, spagnoli. Assistettero alla “prima” critici, giornalisti, musicisti, fra cui Puccini, Boito, Mascagni, Pizzetti, Zandonai; tra gli scrittori sedevano in platea Maxim Gorkij e Franz Kafka.
Era nata la più grande stagione lirica all’aperto del mondo, che da oltre cent’anni (fatto salvo per due brevi interruzioni durante le grandi guerre) ogni estate trasforma l’anfiteatro romano in un gigantesco teatro d’opera da 15.000 posti, con allestimenti tra i più fastosi e spettacolari del panorama internazionale.
La gestione delle stagioni areniane ha una storia movimentata: curata inizialmente da impresari privati – tra cui nuovamente Zenatello, la società Lyrica Italica Ars (1919-1920), l’editore musicale Sonzogno di Milano (1921-1922), l’impresario Gino Bertolaso (1923- 1926) – dal 1930 passò all’Ente Fiera di Verona, poi all’Ente Comunale degli Spettacoli. Risale al 1936 la creazione dell’Ente Autonomo Spettacoli Lirici Arena di Verona (Ente Lirico Arena di Verona), che gestì le rappresentazioni da allora fino al 1998, quando per Decreto Legislativo, così come tutti gli altri Enti lirici italiani, venne trasformato in Fondazione di diritto privato.
Nasce così la Fondazione Arena di Verona, che organizza e gestisce il Festival Lirico estivo proponendo ogni estate in media 50 serate con diverse produzioni ed eventi speciali che richiamano oltre 400.000 spettatori da tutto il mondo.