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Alla Scala prosegue la riscoperta dell’opera barocca, in scena Li zite ngalera di Leonardo Vinci
Una “commeddeja pe museca” in lingua ‘napolitana’ che conobbe un successo travolgente e arriva per la prima volta al Piermarini a trecento anni dal debutto

Fondazione Teatro alla Scala Presenta

“ Stagione 2022-2023 – Opera ”
Il Teatro alla Scala prosegue nel suo progetto di riscoperta dell’opera barocca italiana: dopo l’eccezionale successo riscosso nel 2021 con La Calisto di Francesco Cavalli, da Venezia si giunge nel Regno di Napoli con Li zite ngalera (“Gli sposi sulla nave”), musicata da Leonardo Vinci sugli irresistibili versi partenopei di Bernardo Saddumene.

Cinque le rappresentazioni in cartellone dal 4 al 21 aprile 2023, per un’opera e un compositore al debutto assoluto sul palcoscenico scaligero. La trama incentrata su equivoci e travestimenti di assoluta comicità e l’efficace caratterizzazione di ambienti e personaggi sono affidati alla fantasia registica di Leo Muscato, alle scene di Federica Parolini e ai costumi di Silvia Aymonino, mentre la direzione musicale è posta nelle mani di uno specialista riconosciuto come Andrea Marcon, che dirigerà musicisti dell’Orchestra della Scala su strumenti originali cui si aggiungeranno componenti de La Cetra Barockorchester. Nei ruoli vocali un cast giovane, spigliato e in gran parte madrelingua con Raffaele Pe al debutto scaligero, Chiara Amarù, Francesca Pia Vitale, Francesca Aspromonte, Marco Filippo Romano, Antonino Siragusa, Filippo Mineccia, Filippo Morace, Alberto Allegrezza e Fan Zhou.

Il compositore
Leonardo Vinci, nato a Strongoli presso Crotone in una data imprecisata dell’ultimo decennio del Seicento, ricevette la sua formazione musicale a Napoli, al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, entrando poi al servizio del Principe di Sansevero. Scrisse opere per i principali teatri di Napoli, in particolare per il Teatro dei Fiorentini, diventando insieme a Leonardo Leo il più richiesto autore nel genere della “commeddeja pe museca”, una piccola opera comica o sentimentale ricca di spunti naturalistici tratti dalla vita delle strade cittadine. La sua crescente fama lo portò a cimentarsi nell’opera seria nelle maggiori città italiane: nel 1724 presentò Farnace (con Farinelli come cantante) a Roma, dove tornò nel 1726 con La Didone abbandonata e nel 1730 con Artaserse, entrambe su versi di Metastasio, mentre nel 1725 presentò Ifigenia in Tauride a Venezia. Nel 1725 entrò a far parte della Cappella Reale di Napoli, dove rimase fino alla morte avvenuta nel 1730 in circostanze mai chiarite, tanto che si parlò di un avvelenamento.

L’opera (ovvero commeddeja pe museca)
Lì zite ngalera” è la prima commedia per musica di cui si sia conservata la partitura. Rappresentata al Teatro dei Fiorentini di Napoli il 3 gennaio del 1722, ebbe il libretto scritto da Bernardo Saddumene, pseudonimo di Andrea Bermures. L’opera di Leonardo Vinci conobbe un successo travolgente fin dalla prima rappresentazione come nelle successive repliche, tanto che quasi tre anni dopo, nel 1724, si considerò un investimento sicuro riproporla ancora a Napoli, al Teatro della Pace. Il successo si ripeté anche nel 1729, quando la commedia fu presentata al Teatro Capranica di Roma in una versione rielaborata in lingua toscana dallo stesso Saddumene, con la musica arrangiata da Giovanni Fischietti e intitolata “La costanza”.

La trama di “Lì zite ngalera” si svolge a Vietri, nei pressi di Salerno, ed è piuttosto intricata, incentrandosi su quattro giovani amanti con voci chiare, Ciomma, Belluccia, Carlo e Titta (rispettivamente tre soprani e un contralto) e su tre vecchi con voci scure, Meneca, Col’Agnolo e il capitano Federico (rispettivamente due tenori e un basso). Dopo essere stata ripresa nel 1979, la commedia musicale è stata rappresentata solo in rare occasioni dal vivo. Da ricordare tra i capitoli della riscoperta, le rappresentazioni al Teatro della Pergola di Firenze nel 1978, per il Maggio Fiorentino, con la regia di Roberto De Simone e la direzione di Massimo de Bernart.

Il direttore
“La cosa meravigliosa” – osserva Andrea Marcon in un’intervista a Carlo Mazzini per la rivista scaligera – “è che, in questo modo, il pubblico viene a teatro spinto dalla curiosità di sentire qualcosa di nuovo, e non per titoli di repertorio che conosce a memoria. Perché altrimenti l’unica cosa da discutere è la regia, che diventa la sola novità. Se invece si programmano opere da riscoprire – qualcuno ha mai sentito in teatro la Merope di Geminiano Giacomelli? – si crea nel pubblico la stessa curiosità di chi va al cinema a vedere un nuovo film. Che poi era il senso del teatro già all’epoca. Per Li zite, nel nostro caso, sono passati esattamente tre secoli dalla prima esecuzione. Oggi possiamo tranquillamente affermare che questa commedia musicale di Vinci si ripresenta fresca, luminosa e vivida. Sono certo che non mancherà di stupire ed entusiasmare il pubblico scaligero”.

La regia
Leo Muscato ha immaginato per Li zite una scena mobilissima (in tutto 36 cambi scena) che alterna diversi ambienti di una locanda sul porto di Napoli. Tutto si svolge in una sola giornata, il martedì grasso, in un intreccio che, fatta salva la differenza linguistica, richiama il teatro di Goldoni. Nell’intervista a Elisabetta Tizzoni, sempre per la rivista scaligera, commenta: “Con un’opera così si deve partire da zero, iniziando a capire quando e per chi è nata, per quale pubblico è stata concepita. In realtà è nata per il Teatro dei Fiorentini, un teatro popolare nel pieno centro di Napoli che si era specializzato proprio in quegli anni nelle farse comiche in musica. Quindi commedia e musica, non opera lirica come la intendiamo noi. Filo conduttore è l’amore “sbagliato”. Tutti amano la persona sbagliata: Belluccia è innamorata di Carlo, lui è innamorato di Ciomma e quest’ultima è innamorata di Peppariello (Belluccia travestita da maschio). È un cortocircuito continuo. A creare ulteriore comicità, oltre agli amori giovanili ci sono quelli dei vecchi per i giovani: Col’Agnolo innamorato di Ciomma e zia Meneca infatuata di Peppariello. Inoltre era prassi musicale dell’epoca che certi personaggi avessero delle voci sopranili, e quindi troviamo Carlo interpretato da un soprano; Belluccia che, anche se si traveste da Peppariello, è un altro soprano; Titta che è un contralto ed è quindi un’altra voce femminile; mentre zia Meneca è interpretata da un tenore”.

(Andrea Marcon, photocredit ©Marco Borggreve)
Alla Scala prosegue la riscoperta dell’opera barocca, in scena Li zite ngalera di Leonardo Vinci

Altre informazioni di interesse

Un’ora prima dell’inizio di ogni recita, presso il ridotto delle Gallerie, Claudio Toscani terrà una conferenza introduttiva all’opera.

La rappresentazione del 4 aprile sarà trasmessa su RAI Radio3.
La rappresentazione del 21 aprile sarà trasmessa in live streaming sulla piattaforma LaScalaTv.

Interpreti

Direttore Andrea Marcon

Regia Leo Muscato Scene Federica Parolini Costumi Silvia Aymonino Luci Alessandro Verazzi

Personaggi e interpreti

Carlo Celmino Francesca Aspromonte
Belluccia Mariano (Peppariello) Chiara Amarù
Ciomma Palumbo Francesca Pia Vitale
Federico Mariano Filippo Morace
Meneca Vernillo Alberto Allegrezza
Titta Castagna Filippo Mineccia
Col’Agnolo Antonino Siragusa
Ciccariello Raffaele Pe
Rapisto Marco Filippo Romano
Assann Matías Moncada *
Na Schiavottella Fan Zhou *

*Allievi dell’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala

Orchestra del Teatro alla Scala su strumenti storici
con la partecipazione di strumentisti de La Cetra Barockorchester

Nuova produzione Teatro alla Scala

Programma

Li zite ngalera

Commedia in musica in tre atti
Libretto di Bernardo Saddumene

Musica di Leonardo Vinci

Prima rappresentazione: Napoli, Teatro dei Fiorentini, 3 gennaio 1722

In Evidenza

Napoli musicalissima

La Napoli del Settecento – prima spagnola, poi austriaca, infine borbonica – fu la pirotecnica fucina del teatro musicale europeo. Indicata dai philosophes quale patria naturale della musica, proclamata nel 1739 da un visitatore francese «la capitale del mondo musicale», la città di Partenope godette per tutto il Settecento d’un prestigio internazionale indiscusso, fondato sulla ricchezza e sulla molteplicità di un’attività musicale tentacolare, privata e pubblica, religiosa e mondana. L’alimentava l’eccellenza dei quattro conservatori: nati nel Cinquecento come istituzioni assistenziali dedicate all’educazione di ragazzi orfani e abbandonati, avevano inventato un modello economico virtuoso: la preparazione musicale eccellente degli allievi garantiva loro una professione che a sua volta creava un reddito per i conservatori stessi e un servizio per tutta la comunità. Così facendo generazioni sempre nuove di compositori e interpreti (cantanti, strumentisti ecc.) da Napoli colonizzarono l’Europa intera, da Lisbona a San Pietroburgo. E l’ambito titolo di “maestro di cappella napoletano” finì per corrispondere al laureato ad Harvard di oggi. In un contesto tanto effervescente esplose il fenomeno del teatro musicale, nella ricchezza d’una sperimentazione permanente che ebbe tra i prodotti più originali e affascinanti la commedia per musica. La genialità di questo genere sta nella vivacità che compositori come Leonardo Vinci – scomparso ancora giovane, ma dopo aver dominato la scena teatrale dell’Italia intera – seppero conferire alla lingua napoletana, restituendo intatta, in lavori come Li zite ngalera, la fragranza spontanea e seducente di una vita quotidiana profumata di aromi genuini. (Raffaele Mellace)

Repliche

4 aprile 2023 ore 20 “prima”
repliche il 12, 15, 18, 21 aprile 2023 ore 20

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