Debutta al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, domenica 12 marzo 2023 (ore 20), il nuovo allestimento di The Rake’s Progress di Igor Stravinskij, penultimo titolo operistico del Festival di Carnevale. Sul podio sale Daniele Gatti, alla guida del Coro e dell’Orchestra del Maggio, mentre la regia è firmata da Frederic Wake-Walker, con le scene e i costumi di Anne Jones, le luci di Charlotte Burton e i video di Ergo Phizmiz. In palcoscenico, Matthew Swensen interpreta il protagonista Tom Rakewell; Sara Blanch è Anne Trulove, sua promessa sposa; Vito Priante veste i panni di Nick Shadow, Adriana di Paola quelli di Baba la Turca; Marie-Claude Chappuis ha il ruolo di Mother Goose, James Platt quello di Father Trulove, padre di Anne; Christian Collia è il banditore Sellem e Matteo Torcaso, talento dell’Accademia del Maggio, il Guardiano del manicomio. Chiudono il cast quattro solisti del Coro del Maggio: Giovanni Mazzei, Constanza Antunica, Antonia Fino e Nadia Pirazzini. Il maestro del Coro è Lorenzo Fratini. Alla ‘prima’ del 12 marzo seguono altre quattro recite, il 14 e 16 marzo alle ore 20, e il 19 e 26 marzo alle ore 15.30. L’opera di Stravinskij manca dalle scene fiorentine da oltre 40 anni, si tratta dunque di un evento da non perdere – l’ultima esecuzione risale infatti al maggio 1982, quando fu Riccardo Chailly a dirigerla nel memorabile allestimento di Ken Russel. La prima rappresentazione fiorentina ebbe luogo nel giugno del 1968, diretta da Heinrich Hollreiser per la regia di Günther Rennert, e il lavoro fu ripreso ancora nel 1972, con la regia di Virginio Puecher e la direzione di Ettore Gracis. Approdato negli Stati Uniti nel 1939, Igor Stravinskij inizio a pensare alla composizione di un’opera in inglese, ma l’idea si concretizzò solo alcuni anni più tardi, nel 1947, quando visitando il Chicago Art Institute rimase colpito dalla famosa serie di incisioni di William Hogarth (Londra 1697 – 1764), intitolata appunto La carriera di un libertino: il ciclo descrive in otto scene l’ascesa e la caduta di Tom Rakewell, personaggio dissoluto che dilapida i suoi averi in preda ai vizi e finisce i suoi giorni in manicomio. Stravinskij ebbe subito l’ispirazione di trarne un’opera, commissionando il libretto al poeta britannico Wystan Hugh Auden a cui si affiancherà poi Chester Kallmann. Conclusa la stesura del testo nel marzo del 1948, Stravinskij completò la partitura tre anni più tardi, e The Rake’s Progress ebbe la prima rappresentazione assoluta a La Fenice di Venezia l’11 settembre 1951, diretta dallo stesso autore. Strutturata in arie, recitativi, cori e pezzi d’insieme in linea con lo schema teatrale settecentesco, l’opera incarna la tappa conclusiva del periodo ‘neoclassico’ di Stravinskij; se il modello di riferimento dichiarato è il teatro di Mozart e Lorenzo Da Ponte, sono numerose le citazioni e i rimandi a epoche e autori diversi, dimostrando ancora una volta la straordinaria capacità del compositore russo di far propri i diversi elementi della tradizione musicale. Come sottolineato dal maestro Daniele Gatti, La carriera di un libertino s’intreccia perfettamente con il tema scelto per il Festival di Carnevale: “Il mito del Faust, a cui è dedicato il Festival di Carnevale, torna in modo evidente anche nella trama del Rake’s Progress che possiamo definire una versione moderna del Dottor Faust: anche in questo caso troviamo la figura del diavolo tentatore, ‘incarnata’ dal personaggio Nick Shadow, che offre al protagonista uno straordinario e stravolgente cambio di vita ma a un prezzo carissimo: l’anima. Con l’opera di Stravinskij siamo dunque perfettamente in tema con il soggetto del Festival, che da poco ha visto l’esecuzione di un’altra opera di rara esecuzione come il Doktor Faust di Ferruccio Busoni”. “Dal mio punto di vista l’evoluzione del protagonista, Tom, è un vero e proprio viaggio di distaccamento – ha raccontato il regista Frederic Wake-Walker, alla sua terza produzione al Maggio – Tom Rakewell si disconnette dalla natura, dall’amore e anche da sé stesso; alla fine dell’opera egli avrà davvero perso ogni cosa. L’opera è tragica, sviluppandosi dietro alla storia di questo giovane uomo e alla sua caduta, ma è anche incredibilmente divertente e godibile, come se fosse uno strana e bellissima fusione di tragedia e commedia. Stravinskij e Auden, l’autore del libretto, vivevano California quando scrissero l’opera: uno dei temi principali è la critica al capitalismo americano successivo alla fine della guerra. Per questo penso che nell’ottica di un regista attuale sia importante riflettere questa critica al capitalismo dei tempi nei quali viviamo. Oggi quest’opera ha davvero un significato forte: è una storia di disconnessione. Credo che il nostro sistema capitalistico, soprattutto con la tecnologia, ci ha disconnesso da noi stessi e dalla natura. Questa produzione vuole dunque criticare singolarmente questi elementi delle nostre vite. La scenografia utilizza una grande quantità di schermi: inizia in un ambiente naturale e molto naive che rappresenta la campagna e il mondo di Anne e suo padre Trulove. Dal momento che ‘andiamo’ a Londra l’ambiente diventa più digitale e artificiale: essa non solo rappresenta una città immorale e corrotta, ma anche questo mondo digitale ‘disconnesso’ nel quale adesso viviamo. Abbiamo dunque cercato di farci ispirare da elementi visivi settecenteschi, del ventesimo secolo e anche dal mondo contemporaneo, unendoli insieme, proprio come fatto da Stravinskij con la musica.” – (Photocredit, Michele Monasta)