A Martina Franca andrà in scena dal 19 luglio al 6 agosto 2022 la 48ª edizione del Festival della Valle d’Itria, con il primo cartellone firmato dal nuovo direttore artistico Sebastian F. Schwarz. Sono quattro i titoli d’opera in programma, per un percorso storico che va dal Seicento alla contemporaneità: ad inaugurare il Festival sarà Le joueur di Sergej Prokof’ev nella più rara versione francese del libretto (1929), a seguire lavori anch’essi poco rappresentati come Beatrice di Tenda (1833) di Bellini e Il Xerse di Cavalli, e in chiusura, la prima assoluta di Opera italiana di Nicola Campogrande (2010). “La 48ª edizione del Festival della Valle d’Itria – commenta il presidente Franco Punzi – avvia una nuova fase storica della manifestazione pugliese, inaugurando la direzione artistica di Sebastian F. Schwarz nel segno della continuità rispetto ai nostri valori caratterizzanti: la riscoperta di titoli operistici e pagine musicali rare o sottovalutate, l’attenzione per le versioni integrali e le edizioni critiche, la fedeltà agli intenti dei compositori.” “Ringrazio di cuore la Fondazione Paolo Grassi per la fiducia accordatami con questo prestigioso incarico. Accetto la sfida – afferma il direttore artistico Sebastian F. Schwarz – consapevole della responsabilità che ho dopo la programmazione realizzata dagli stimati colleghi che mi hanno preceduto. Continuerò a rimanere fedele al DNA del Festival, perché non esiste bene più prezioso per un’artista che la curiosità, sentimento che voglio contagiare al pubblico dei prossimi anni… “ Il 48° Festival della Valle d’Itria si inaugura il 19 luglio (repliche il 24 e 30 luglio e il 6 agosto) al Palazzo Ducale di Martina Franca con Le joueur di Sergej Prokof’ev, meno nota versione francese dell’opera, rappresentata per la prima volta nel 1929 al Théàtre de La Monnaie di Bruxelles. Il titolo sostituisce Delitto e castigo di Arrigo Pedrollo annunciato lo scorso dicembre, mantenendo l’idea che era stata alla base della scelta, l’omaggio a Fëdor Dostoevskij di cui nel 2021 si è celebrato il bicentenario della nascita. Sul podio salirà il direttore britannico Jan Latham Koenig, mentre la messa in scena è affidata a David Pountney, tra i maggiori registi della scena internazionale, noto in particolare per gli allestimenti di rarità operistiche. Nel 1915 Sergej Prokof’ev inizia la stesura del Giocatore, ad oggi considerata la sua prima partitura importante per il teatro musicale, per concluderne l’orchestrazione già nel 1916, dopo averne curato anche il libretto tratto dall’omonimo romanzo dell’ammiratissimo Fëdor Dostoevskij. Il debutto dell’opera, previsto al Teatro Mariinskji di Pietrogrado nei primi mesi dell’anno successivo, viene rimandato a causa delle proteste del cast che giudica la partitura troppo complessa. La Rivoluzione d’Ottobre del 1917 e la successiva partenza del compositore – rimarrà lontano dalla Russia per 15 anni – segnano definitivamente la cancellazione del titolo dal cartellone del Mariinskji. Tornato in Russia nel 1927, Prokof’ev ritrova la partitura del Giocatore nella biblioteca del teatro della ormai Leningrado. Ma non è cambiato solo il nome della città: l’opera viene infatti contestata dall’Associazione Russa dei Musicisti Proletari per il suo modernismo e non più programmata. Il Giocatore vede quindi le luci della ribalta fuori dall’Unione Sovietica, il 29 aprile del 1929, al Théàtre Royale de la Monnaie di Bruxelles, con una seconda edizione della partitura, il libretto in francese curato da Paul Spaak e con la conseguente traduzione del titolo in Le joueur. Sarà l’unica occasione in cui Prokof’ev vedrà la sua opera in scena. Proprio in questa rara versione sarà rappresentata al Palazzo Ducale di Martina Franca. La seconda opera in cartellone è Beatrice di Tenda di Vincenzo Bellini (1833), altra rarità che sarà proposta in forma di concerto sotto la bacchetta di Fabio Luisi, direttore musicale del Festival. La prima è programmata il 23 luglio (replica il 26 luglio), sempre nella cornice del Palazzo Ducale di Martina Franca. Beatrice di Tenda è uno dei lavori meno eseguiti del grande compositore catanese, cui il Festival della Valle d’Itria ha dedicato grande attenzione nella programmazione belcantistica, perlustrandone il catalogo con accuratezza. Ultimo frutto del sodalizio Bellini-Romani, l’opera è ispirata a una vicenda realmente accaduta nel 1418 nei pressi di Milano. Il libretto di Felice Romani, tratto dal dramma omonimo di Carlo Tedaldi Fores del 1825, fu oggetto di discussione con il compositore, che addossò la colpa del poco successo dell’opera proprio alla consegna in ritardo del lavoro, troncando bruscamente il loro sodalizio lavorativo. Beatrice di Tenda debuttò al Teatro La Fenice il 16 marzo 1833, con Giuditta Pasta, Giovanni Orazio Cartagenova, Anna Del Sere, Alberico Curioni. Protagonista assoluta dell’ opera è Beatrice – spesso paragonata alle regine donizettiane ma da esse in realtà molto diversa – sposa infelice, consapevole dell’ineluttabilità del fato che la condanna alla morte terrena, ma tranquilla della pace celeste. Una tipica figura femminile angelicata, pura ma schiava della sorte, per la quale Bellini compose alcune delle sue più ispirate melodie. L’opera barocca Il Xerse di Francesco Cavalli (1655) andrà in scena il 25, 29 e 31 luglio al Teatro Verdi di Martina Franca, che nel 2022, fresco di restauri, accoglie nuovamente la programmazione del Festival dopo alcuni anni di assenza. Il titolo sarà rappresentato per la prima volta nella nuova edizione critica di Sara Elisa Stangalino e Hendrik Schulze per Bärenreiter. Sul podio lo specialista del barocco italiano, Federico Maria Sardelli, scrittore e interprete di primo piano che prosegue la sua consolidata collaborazione con il Festival. La regia sarà firmata dal martinese Leo Muscato, che aveva già curata la messinscena de Le braci di Marco Tutino nel 2015. Si torna nuovamente a Palazzo Ducale per l’ultimo dei titoli operistici in cartellone, Opera italiana di Nicola Campogrande che sarà rappresentato in prima mondiale assoluta il 3 e 5 agosto nell’atrio. Scritta tra il 2008 e il 2010, Opera italiana, partitura i tre atti, è stata commissionata dal Comitato Italia 150 (in occasione delle celebrazioni per l’unità del Paese 1861-2011) con lo scopo di dar vita a un melodramma ambientato lungo gli ultimi cinquant’anni di storia nazionale. Per questo Elio, nelle inedite vesti di librettista, ha concepito insieme a Piero Bodrato una vicenda che si svolge in tre momenti fondamentali della nostra storia recente: gli anni Sessanta e Settanta, gli anni Ottanta e il presente. Il primo atto si sviluppa negli anni Sessanta e nei primi Settanta, con allusioni alla promessa di benessere, alla speculazione edilizia, allo scontro generazionale e rivoluzionario, alla musica beat, all’arrivo delle droghe, per arrivare a lambire gli anni di piombo. Il secondo atto è collocato in pieni anni Ottanta, con forti riferimenti all’esplosione della tv commerciale, alla cultura dell’effimero, all’edonismo sfrenato, alla “Milano da bere”. Il terzo atto è invece realizzato nel presente della finanza virtuale, del minimalismo, delle nuove forme di spiritualità, dell’individualismo, delle grandi paure e delle grandi promesse del nostro futuro. “Per Opera italiana – afferma Campogrande –, ho composto una musica allegra e intensa, che alterna momenti di assoluto divertimento a pagine nelle quali dominano l’amore, la passione, in qualche caso il dramma. Una musica con melodie, armonie, ritmi e soluzioni strumentali che permettono agli interpreti di esprimersi, di divertirsi e di entrare in relazione con il pubblico. Continuo infatti a pensare che un compositore, oggi, possa andare oltre l’esperienza un po’ punitiva delle vecchie avanguardie e lavorare a un presente (e forse a un futuro) nel quale la musica torna a essere un piacere per le orecchie e per il cuore, oltre che per il cervello”. Alla direzione e regia, due interpreti che si stanno affermando in questi ultimi anni, Alessandro Cadario e Tommaso Franchin. Gli interpreti e gli altri appuntamenti, tra cui quelli immancabili in masseria, saranno annunciati in seguito.